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7/10

Quelque chose d’organique regia di Bertrand Bonello

Drammatico
recensione di Arthur Vianey

Paul é un immigrato greco che vive a Montréal da quando era giovane. Vive in una casa con suo padre e sua moglie, incontrata durante un viaggio in Francia.

Per sostenere i bisogni della famiglia, lavora in uno zoo di notte, come guardiano. Sua moglie e suo padre non escono spesso, lei perché non conosce molta gente a Montréal e suo padre perché comincia ad invecchiare e non parla la lingua. All’interno di quest’atmosfera abbastanza pesante, Paul deve venire incontro sia ai bisogni dei suoi famigliari che a quelli di un figlio nato dal precedente matrimonio, bambino affetto da una malattia incurabile. Più i suoi famigliari diventano passivi, meno inizia a sopportare il peso di questa situazione. Nel frattempo Marguerite, che si annoia, comincia ad assentarsi sempre più spesso da casa, alla ricerca di nuove compagnie, nuove persone e a subirne le conseguenze di questa situazione è Paul. Poco a poco, i lacci che li tengono uniti iniziano ad allentarsi.

Traduzione dal francese di Chiara Poy (chiara_poy@hotmail.it)

Mentre esce al cinema col suo nuovo film « San Laurent », con grande piacere scopro il lavoro di Bertrand Bonello al « Festival d’Autumne » di Parigi.

Non conoscevo bene il regista se non di nome, ma ho visto il suo (molto ben riuscito) film  L’apollonide  e ho sentito parlare di Pornographe  alla sua uscita.

Il film di cui parliamo qui è il suo primo lungometraggio, uscito « in via confidenziale » nel 1998. Ricordiamoci che Il cineasta viveva a Montréal in quel periodo e tutte le scene sono girate là con attori francesi e canadesi in pellicola 16mm. Bertrand Bonello disponeva di mezzi a sufficienza (intorno ai 100.000 euro) per girare, essendo riuscito a convincere i suoi finanziatori grazie a un cortometraggio umoristico girato l’anno precedente (Les aventures de James et David  visto come intro al film). Come afferma lui stesso, ha deciso di girare poco, ma di creare delle belle immagini. Il risultato piuttosto riuscito malgrado gli  scivoloni che lui stesso ammette, ottenne intorno alle 2000 entrate in Francia, ma permise di lanciare la sua carriera. In effetti, Quelque chose d’organique come primo film, è un buon trampolino di lancio, in cui già troviamo elementi interessanti.

Questo primo film, dal titolo enigmatico, è ricco di buone idee. Le immagini girate sono belle e ben montate. I dialoghi sono ben scritti e funzionano grazie alla complicità degli attori: Laurent Lucas da una parte, sempre ambiguo nel suo ruolo, e l’enigmatica Romane Bohringer.

L’atmosfera della città e il freddo sono valorizzati da una buona fotografia. La musica (del post-rock, un po’  Shoegaze) crea ugualmente delle belle sensazioni ed è opera di Laurie Markovitch, che altro non è che la collaborazione tra Mirwais, Bonello e di JP Natafs (musicisti affermati). Si puo' accusare il film di essere un po’ confusionario. La prima parte è chiara e comprensibile, ma il messaggio della seconda parte; che segue il pensiero di Marguerite, é molto vago. Il film è ricco di temi che vengono affrontati senza essere approfonditi: la relazione della coppia, la relazione padre-figlio, l’immigrazione, l’animalismo…

In sintesi, questa storia mostra tutto il talento di Bonello nel creare un mondo attorno ai suoi personaggi, ma manca di corpo/sostanza per capire tutte le reazioni organiche dei protagonisti, che sarebbe necessario afferrare per comprendere l’opera nel suo insieme.

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