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R Recensione

7/10

Bastardi Senza Gloria regia di Quentin Tarantino

Guerra
recensione di Dmitrij Palagi

Nella Francia occupata dai nazisti, un gruppo di soldati americani viene paracadutato con un unico obbiettivo: ammazzare quanti più nazisti possibile per seminare il panico nelle retrovie durante lo sbarco in Normandia. Nel frattempo un giovane eroe dell'esercito di Hitler si innamora della proprietaria di un cinema parigino, ebrea nascosta con falso nome, fuggita non senza difficoltà all'eccidio della sua famiglia. Le due storie si incroceranno proprio nella sala proiezioni di quest'ultima, dove si terrà una première di uno dei film (di propaganda) più voluti dal Regime, a cui saranno presenti numerose autorità naziste.

 

Once Upon A Time in Nazi-Occupied France

Parlare di Tarantino è parlare di cinema. Soprattutto in un lungometraggio dove pellicole e sala di proiezione diventano strumento della vendetta ebrea sui gerarchi nazisti. Meglio lasciare le liste di citazioni cinematografiche alle decine di siti specializzati, limitandosi ad un chiarimento di fondo per chi non avesse visto neanche un minuto di Quel maledetto treno blindato (1977, che negli USA si intitola appunto The Inglorious Bastards). Non è un remake del film di Castellari. Semplicemente Tarantino ha voluto evidenziare l'importanza del suo Maestro, riuscendo a portarlo a Venezia, smuovendo un po' di rumori mediatici attorno al nostrano regista, che oggi rilascia interviste sempre molto entusiaste nei confronti del suo estimatore.

Dopo la caduta di Death Proof (2007), Tarantino pare riconquistarsi le grazie del pubblico, allargandolo in maniera anche considerevole, vuoi per Brad Pitt, vuoi per il tema trattato. L'obbiettivo è sempre il solito: il divertimento. Termine da intendere in accezione nobile, sana. Quel divertimento che ha permesso a Leone di reinventare un genere e che, a fasi cicliche, viola le regole di volta in volta stabilite. Un divertimento che impone una recensione di cuore, senza far troppo caso ad aspetti da cinefilo, che noi adepti possiamo discutere attorno ad un boccale di birra.

Ci si è chiesti, soprattutto oltralpe, quanto fosse corretto giocare con un capitolo della storia come quello di Hitler. Il superamento della seconda metà del novecento deve ancora avvenire e a qualcuno è sembrato fuori luogo tanto la presenza di personaggi storici come il Führer, quanto il falso storico finale. Sarà anche interessante ma, vuoi per la giovane età, vuoi per una diversa educazione, a me è sembrato più problematica l'idea di un gruppo di ebrei che, con il plauso dell'opinione pubblica, tortura e uccide chi vuole, come vuole. Un parallelismo che forse qualcuno a Tel Aviv si divertirà a fare, ricordando la pulizia etnica in Palestina. Un dubbio che nasce leggendo sui giornali il grande entusiasmo registrato in Israele durante le proiezioni del film. Un parallelo stupido, che forse non aveva neanche senso porsi. Sicuramente più attuale dell'altra polemica.

Detto questo non si può chiedere a Tarantino di citare la situazione palestinese, separando il sionismo dalla questione ebraica. L'impegno politico nel suo cinema deve essere interpretato controvoglia, forzatamente. Non ci sono messaggi particolarmente controversi. In questo caso è la vendetta ebrea cala sui nazisti. Ci mancherebbe ci fosse qualcosa da eccepire su questo. Il resto non conta. Quindi meglio lasciarsi divertire per più di due ore e mezzo, ammaliati dello splendido gioco di lingue originali con sottotitoli (ovviamente storpiato e amputato in Italia), abilmente gestite soprattutto dal vero protagonista della pellicola: il colonnello Landa, uno splendido Christoph Waltz (premiato giustamente a Cannes come migliore attore). Anche Brad Pitt dimostrata capacità non scontate, seppure neanche inedite (basti pensare a Seven). La recitazione riesce infatti a garantire un valore aggiunto alla di per sé ottima sceneggiatura, sempre capace di incastrare elementi diversi in una coralità che ha contribuito alla notorietà tarantiniana. Altro elemento tipico, mai assente, la colonna sonora. Perso dietro al Baarìa (2009) di Tornatore, Morricone non ha avuto il tempo necessario per poter garantire un lavoro di degna qualità. Con la perfezione che lo contraddistingue il compositore si è ritirato, lasciando alla colonna sonora estrazioni da spaghetti western e musica commerciale degli anni '80.

A vedere l'inizio del film, dichiaratamente un omaggio a Leone, si crea la speranza che anche i dialoghi siano all'altezza delle aspettative. L'analogia tra la reazione umana rispetto ai topi, diversa in media da quella davanti agli scoiattoli, dovrebbe colpire i facili pregiudizi degli occidentali. Certo manca il brio de Le Iene, ma si potrebbe giustificare con il tema trattato. Invece con il susseguirsi dei capitoli ci si accorge che qualcosa si è perso per la strada. Annoiarsi durante un dialogo di Tarantino indica una patologia grave. Eppure davanti ad uno strudel con panna verrebbe da addormentarsi direttamente sul dolce. Forse è l'unico punto debole del film, capace per il resto di non rallentare mai troppo, mantenendo limitate le scene di violenza, condensate in brevi istanti e incorniciate da una narrazione attenta ai particolari, che aiuta la telecamera ad evidenziare ogni aspetto, anche secondario, delle ambientazioni.

Mancano anche le battute, se si escludono due (massimo tre) uscite, dimostrando che a questo giro la priorità è data alla messa in scena, alla fisicità. Non a caso si parla di un budget notevole, con cui Tarantino non ha abitudine di lavorare, giustificato in parte dai contratti con gli attori. È però innegabile come ci sia dietro la volontà di fare le cose in grande. Reinventarsi la storia, in uno dei suoi passaggi più cruciali, è una cosa seria, anche quando vuole essere solo un gioco.

La regia è il marchio di fabbrica che meno si evolve. Siamo comunque davanti a un lavoro molto diverso rispetto ai precedenti. Concepito durante il parto di Kill Bill (2003-2004) pare richiamarsi a quella produzione (struttura a capitoli, uso delle musiche e indicazioni scritte per aiutare il pubblico). Invece qui si osa di più, rispetto all'intera produzione tarantiniana. L'epicità non è solo richiamata ma viene messa in scena. L'ironia accompagna il drammatico, anziché anticiparlo. Questo perde una parte dell'effetto d'impatto con cui il regista aveva arruolato i fan più esaltati. Però riesce a recuperare l'interesse suscitato nella fase iniziale della carriera. Si torna a pensare che ci sia qualcosa che vuole essere raccontato, l'amore verso un modo di fare film, oltre al semplice divertimento da citazione.

Non è sempre facile consigliare a chiunque di vedere un film di Tarantino.

In questo caso viene invece da porsi una domanda: cosa state aspettando? I bastardi vi stanno aspettando!

 

C Commenti

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Peasyfloyd (ha votato 9 questo film) alle 9:13 del 16 ottobre 2009 ha scritto:

ottimo lavoro dmitrij, analisi accurata e completa, però mi trovi un pò in disaccordo su alcune cose: intanto non considero death proof una caduta, bensì un film più che discreto, un'opera non del tutto riuscita ma in ogni caso intrigante e deliziosa.

Per quanto riguarda Inglorious Bastards il mio giudizio è clamorosamente elevato. Si sfiora il capolavoro, qui siamo quasi ai livelli qualitativi migliori di Tarantino. Giustissimo il rimando a Leone che aleggia per tutta l'opera, ma in generale c'è proprio una capacità tecnica davvero incredibile per tutta l'opera, che rimanda ai migliori maestri del cinema americano (De Palma, Coppola, Scorsese, ecc.). Nouvelle Vague sempre presente e un tantino forzata in certi punti (il soldato che arriva a parlare di Max Linder? Ma dai!) però devo dire che non ho trovato un solo dialogo noioso o fuori posto. Landa poi è incredibile e la sua presenza superlativa. Premi meritatissimi, gli diano anche l'oscar per diana! Pitt pure eccellente, specie quando lui e i compari si mettono a biascicare con tanto di gestualità in italiano (troppe risate!). E' cmq un film molto più lento e "di tensione" di quanto ci si aspettasse dal trailer, per quanto alla fine il ritmo non cali mai in maniera significativa.

Hai fatto bene a sottolineare il fatto che il film andrebbe visto in lingua originale per non perdere tutti gli stupendi giochi di lingua e accenti vari.

Alcune ultime osservazioni:

il film tedesco che viene proiettato nel cinema della ragazza nel finale è stato girato da Eli Roth, che è EBREO! Infatti si prendeva in giro da solo dicendo che era stato probabilmente il primo ebreo a girare un film di propaganda nazista ))

Le pellicole bruciate nel finale sono 350, esattamente come il numero di persone presenti nel cinema. Come dire che un film ha la forza di uccidere un nazista, che il cinema più in generale ha la forza di eliminare una cultura maiale, una guerra, una dittatura. C'è tanto metacinema in Inglorious Bastard, ma proprio tanto!

E chiuderei con un FUCK A DUCK!

SanteCaserio, autore, (ha votato 7 questo film) alle 0:04 del 24 ottobre 2009 ha scritto:

Se non fosse

per il disaccordo, sai che noia? ! Su Death rimando a uno spazio più appropiato... Riguardo a Bastardi mi spiace non averti lasciato la recensione allora! Magari meritava più entusiasmo. Sulla capacità tarantiniana credo che negli ultimi film si stia toccando i limiti più che i pregi. Ovvero il continuo "rimandare a"... Per i dialoghi: ammetterai che quello davanti allo strudel è anni luce lontano dall'apertura de Le Iene, o più semplicemente dalla splendida sequenza nella taverna? Sul finale del commento invece rispettosamente annuisco! Ma resto dell'idea che non sia un capolavoro

Peasyfloyd (ha votato 9 questo film) alle 0:46 del 24 ottobre 2009 ha scritto:

eh vabbè ovvio che lo "strudel" non sia uno dei momenti topici del film, però insomma anche in un dialogo banale come quello rimane cmq una certa tensione di fondo che non si scioglie mai. Insomma di dialoghi più loffi tarantino ne ha fatti ben altri! E cmq per dire mi citi giustamente Le Iene però per dire il modo in cui parte il film non è senz'altro meritevole delle migliori produzioni tarantiniane? A me il primo capitolo mi ha tenuto aggrappato alla poltrona!

SanteCaserio, autore, (ha votato 7 questo film) alle 8:38 del 24 ottobre 2009 ha scritto:

Vero

però era comunque già un dialogo più "lineare" e con una logica più realistica. Comunque insieme al capitolo della taverna è stato il pezzo che più mi è piaciuto, anche solo per il gioco linguistico

Peasyfloyd (ha votato 9 questo film) alle 9:53 del 24 ottobre 2009 ha scritto:

ah quello senz'altro. I giochi linguistici sono una cosa davvero superba. Vederlo in lingua è il regalo più bello che un cinefilo possa farsi

bargeld (ha votato 9 questo film) alle 16:32 del 29 ottobre 2009 ha scritto:

D'accordo con te Ale, poi a me fanno impazzire quei particolari nascosti di cui i film di Tarantino sono zeppi, che son proprio le cose che me lo fanno adorare. Death Proof era un omaggio a un genere, forse un po' forzato, magari forzatamente obsoleto, ma questa prova è davvero magistrale, superba.

s.m.a.c. (ha votato 8 questo film) alle 0:19 del 27 marzo 2010 ha scritto:

visto stasera, sorprendente!

Marco_Biasio (ha votato 7 questo film) alle 22:14 del 17 aprile 2011 ha scritto:

Come ben si sa apprezzo parecchio il primo Tarantino e molto meno quello di Kill Bill, che trovo utile in sè e di per sè solo per "orientare" i possibili spettatori verso le fonti da cui attinge, a piene mani, la sua regia. Tuttavia devo dire che Inglorious Basterds è una bella risalita. Non userei i toni da capolavoro di cui sotto, se non fosse altro perchè Brad Pitt è un noiosissimo stoccafisso (riscattato alla grande solo da un grandioso Christoph Waltz e da una deliziosa Melanie Laurent) e la trama in certi punti troppo fragile. Però è giusto sottolineare come, comunque, Tarantino abbia voluto sostanzialmente divertirsi. E l'abbia fatto con classe. Bellissima, se non altro, la sequenza iniziale, ed azzeccata la scelta di impostare la pellicola su un gioco incalzante di polifonia e plurilinguismo. Diciamo allora che le cartucce migliori non ci sono più, da tempo. Ma qualche zampata Tarantino, se mette da parte il suo ego ipertrofico e lo smodato citazionismo che pure a tratti intacca anche questo film, è ancora in grado di sferrarla. 7.5!

dalvans (ha votato 7 questo film) alle 16:59 del 12 ottobre 2011 ha scritto:

Discreto

Insomma...

tramblogy alle 23:02 del 9 dicembre 2012 ha scritto:

Anche secondo me, un po' in discesa...