V Video

R Recensione

9/10

Sacro GRA regia di Gianfranco Rosi

Documentario
recensione di Giulia Bramati

Sul Grande Raccordo Anulare si intrecciano ogni giorno diverse storie di vita: dal duro lavoro di un barelliere su un'ambulanza, alle allegre chiacchierate tra un nobile piemontese e sua figlia, dalle strane abitudini di un principe, alle difficili ricerche di un botanico e di un pescatore.

 

Il documentarista Gianfranco Rosi torna in Italia, dopo una parentesi americana, per indagare il contesto di uno dei più frequentati non-luoghi di Roma, il Grande Raccordo Anulare. Ed è proprio esso il Sacro GRA che dà il nome al titolo e su cui ruota l'intera vicenda. Rosi compie un lavoro di ricerca sul territorio, cercando di ricreare sullo schermo quella dimensione provinciale che caratterizza la periferia di Roma. È uno sguardo intimo, penetrante ed intenso quello del regista sulle persone che divengono protagoniste della sua storia, tutte appartenenti a quel ceto popolare spesso trascurato.

Sacro GRA propone un collage di situazioni completamente diverse che avvengono sullo stesso territorio, l'una all'insaputa dell'altra, mostrando una realtà apparentemente lontana, ma molto viva nella nostra società, non solo a Roma. Sono le emozioni a pervadere lo schermo: dai brividi per gli incidenti stradali in cui interviene tempestivamente un barelliere del pronto soccorso, alla tensione alla notizia della contaminazione delle anguille nelle acque del Tevere che rischia di rovinare la fauna e di compromettere il lavoro di un pescatore, il sorriso di fronte alle interessanti conversazioni che avvengono in uno dei condomini che si affacciano sul Raccordo, dove un nobile piemontese vive con la figlia laureanda. Sono ricchi di fascino questi strani personaggi che si lasciano osservare nella loro realtà quotidiana, mostrando senza filtri al pubblico le loro occupazioni giornaliere e i loro piccoli momenti di relax. Si segue la nuova tendenza intrapresa negli ultimi anni dal cinema documentario, sviluppata in Italia soprattutto da Martina Parenti e Massimo D'Anolfi (Il castello, Materia Oscura) secondo cui un luogo si ricrea grazie ad evocazioni, immagini, rumori, unici elementi in grado di restituire la forma più vicina alla realtà. Scompare la voce fuori campo, per dare spazio ad una dimensione più oggettiva, dove il contesto stesso assurge a ruolo di protagonista assoluto.

La macchina da presa viene posta a stretto contatto dei soggetti che interessano le inquadrature, rendendosi invisibile e regalando una quotidianità insolita alla finzione filmica. Rosi abbandona l'approccio indagatorio che aveva adottato nell'ultima sua opera El Sicario, per concentrarsi su una dimensione più raccolta e semplice, mantenendo però quel senso di intimità che aveva dimostrato nei lavori precedenti. Molta attenzione viene riservata alle strutture che caratterizzano il territorio del Grande Raccordo Anulare: dall'enorme villa di un principe, vero e proprio regno del kitch - il cui arredamento ricorda terribilmente l'abitazione di Woody Allen in Small Time Crooks - al piccolo camper dove vivono tra gli stenti due anziane donne, fino al condominio che sorge sul ciglio della strada e alla casetta di un pescatore sul Tevere. Rosi mostra un contesto fortemente eterogeneo, ricco di storie autentiche, capaci di regalare sincere emozioni, mostrando l'importanza che una realtà periferica può assumere, pur restando sempre ai margini della città.

Per la realizzazione di questo film, Rosi ha trascorso due anni su un mini-van nel grande raccordo anulare alla ricerca dei suoi personaggi, occupandosi da solo di regia, fotografia e suono. Ed è grazie alla lungimiranza dei produttori Marco Visalberghi e Carole Solive, che hanno investito nel progetto, che il regista ha potuto realizzare un prodotto filmico di così alto livello. Accanto a loro, il produttore creativo Dario Zonta (già collaboratore di Alina Marazzi in Tutto parla di te). Sacro GRA non sarebbe mai stato realizzato senza il prezioso contributo di Nicolò Bassetti, fondatore di Nuovi Paesaggi Urbani, laboratorio di idee in continua evoluzione che ha dato avvio al progetto.

Il Festival di Venezia si dimostra coraggioso, ammettendo in concorso un documentario fortemente audace, che apre le porte ad un cinema nuovo, sincero e reale.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo film. Fallo tu per primo!

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

alejo90 alle 10:32 del 10 settembre 2013 ha scritto:

Un Leone d'Oro che ha diviso la critica. Spero di vederlo presto!

giuliabramati, autore, alle 21:50 del 10 settembre 2013 ha scritto:

Dovrebbero darlo tra pochi giorni a Milano a Le vie del cinema (16-24 settembre)