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8/10

La Tregua regia di Francesco Rosi

Storico
recensione di Enzo Barbato

La drammatica esperienza del dottore torinese caduto nell'inferno dei campi di concentramento tedeschi. I primi passi incerti verso la possibilità di una nuova vita e l'arrembaggio degli incubi non ancora el tutto scomparsi. Quelli purtroppo torneranno sempre a tormentarlo...

Primo è ateo. A onor del vero non ha tutti i torti. Nella sua situazione proprio no.

Anche un vecchietto ne "Il pianista" di Polanski sceglie di diventare ateo. Neanche lui ha tutti i torti in quella situazione. Non si può credere in Dio, o meglio che quest'ultimo esista se sulla terra c'è un demone di nome Hitler che per un cruccio privo di fondamento decide di distruggere ogni cosa che ha a che vedere con gli ebrei, persone incluse (soprattutto). Devo dargli ragione a Primo. A lui e a tutti coloro che hanno vissuto la sua esperienza e hanno avuto la fortuna (o sventura) di raccontarla.

Primo è confuso. Sta succedendo qualcosa di strano nel lager. Esplosioni insolite, turbolenza insolita. Quelle bestie dei nazisti non risparmiano un prigioniero neanche in fuga. Ma perchè scappano? Cosa sta succedendo? Qualcuno abbatte il cancello della prigione e si riesce a sentire un profumo diverso. Zoppicando riesco a vedere oltre il reticolato di spine. Semmai è esistito un sole oggi riesco a vederlo bello, tondo e non più a quadretti o malcelato da aculei di metallo elettrico. Sta arrivando qualcuno. Forse i nazisti stanno rientrando ed il profumo diverso sta tramutandosi nel fetore mortale che ho dovuto respirare per tutto questo tempo...ma non sono tedeschi. Sono russi e sono venuti a liberarci.

Primo è laureato in chimica e i russi non riescono a collocarlo temporaneamente nelle caserme di passaggio. Gli occhi brillanti di un'infermiera che conosce la sua lingua lo stravolgono. Potresti aiutarmi a selezionare i medicinali per curare i deporati feriti o malati. E sono tanti. Che occhi belli... In fondo i russi non sono poi cattivi. Miti in pace e atroci in guerra. Ma chi non è atroce in questa guerra? Cosa non è atroce in questa guerra? Anche un pezzo di pane lo è se lo si riesce a masticare.

Primo vuole tornare a casa, a Torino, sperando che non l'abbiano bombardata. I russi stanno allestendo dei treni per portarci a casa. Finalmente dei treni dove possiamo sederci, a differenza die carri bestiame dove i nazisti ci lasciavano soffocare. Il viaggio è lungo e fa freddo. Siamo costretti a fermarci perchè la ferrovia a volte è interrotta. Maledetta guerra! Ho provato a vendere una camicia per qualche zloty e ho conosciuto degli amici. Un greco (Rade Serbedzija), e degli italiani, uno è un borseggiatore milanese (Claudio Bisio), l'altro un violinista (Roberto Citran), poi un caciarone romano (Massimo Ghini), ho anche conosciuto una donna che mi ha regalato l'amore più dolce e innocente che ci possa esistere. Un bacio effimero che vuol essere un ringraziamento. E il mio amico Daniele (Stefano Dionisi), compagno di sventura.

Primo sente degli spari e avverte di nuovo quel terrore. Che siano tornati i tedeschi? Berlino è nostra! Hitler è morto! La guerra è finita! Il terrore scompare e il tremore si dissolve. Yevgenij Khaldej sta fotografando quel soldato dell'Armata Rossa che issa la bandiera sul Reichstag appena conquistato. Qui invece scorre la vodka, si canta e si balla. Che bello quel calore. Finalmente delle mani riscaldate mi accarezzano la schiena. Ora torniamo sul treno però perchè sembra che i russi abbiano riparato la ferrovia. Torniamo a casa tra una canzone e un pezzo di formaggio, tra una risata e del pane morbido. Ci fermiamo a Monaco e scendo un attimo per sgranchirmi le ginocchia. Ci sono dei tedeschi che lavorano a dei binari. Non resisto. Gli mostro il numero, la stella, le righe, il tatuaggio. Il tedesco perde il coraggio e si inginocchia per chiedere penitenza.

Primo è arrivato a Torino. Corre verso casa e giunto sulle scale del suo palazzo riceve quegli abbracci che non sentiva da anni. Sentire chiamare il suo nome da voci conosciute. Sentire il volto inumidito dalle lacrime di qualcuno che ti ama. Primo spezza il pane e ne immerge un pezzetto in una ciotola di latte caldo. Raccoglie il taccuino su cui ha appuntato delle righe durante il viaggio. Si siede tra i libri che ha amato tanto, si ferma e ci fissa: "Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case/voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici/Considerate se questo è un uomo/che lavora nel fango/che non conosce pace che lotta per mezzo pane/che muore per un si o per un no".

Meditate che questo è stato...

Dal bellissimo romanzo di Primo Levi, "Se questo è un uomo", una delle ultime fatiche del grande regista napoletano, che nonostante tutto confeziona un'opera che eccelle nella qualità e nella fattura. Magari la scelta di qualche attore di spessore medio-basso potrebbe risultare discutibile ma dietro alla macchina da presa c'è sempre Francesco Rosi. John Turturro, ci regala una delle sue migliori interpretazioni e da evidenziar c'è la bellissima Lorenza Indovina, nei panni di una deportata resa muta dal terrore. La scena del bacio dopo la corsa tra i boschi è tra le più toccanti del film. Ottimo lavoro.

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nellorsini alle 17:57 del 23 febbraio 2019 ha scritto:

Solo ora grazie a Sky ho potuto vedere “La tregua”. L’ho trovato molto bello. Si vede da cima a fondo la mano di un regista del calibro di Francesco Rosi. Il racconto del rientro di Primo dal lager nazista descrive bene l’orrore, la paura è l’angoscia ma, principalmente, sono trattati con maestria e sensibilità le vicende e la drammatica esperienza vissuta dai sopravvissuti. Grazie anche alla superba interpretazione di John Turturro, il film ci consegna alcuni momenti di vera poesia.