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R Recensione

8/10

Joyeux Noel regia di Christian Carion

Guerra
recensione di Enzo Barbato

La storia di una tregua. Una pausa calorosa presa durante un conflitto assurdo. Quasi un miracolo dettato dall'amore e dalla musica. Una riflessione su come le atrocità della guerra possano fermarsi, annullarsi, magari cancellarsi per sempre con un solo accenno di una canzone natalizia e una stretta di mano...

1914. Una tranquilla chiesetta di campagna dispersa in Scozia.

Fratellino, smetti di dipingere sulle statue sacre. E' stata dichiarata guerra e in tal modo la nostra vita potrà significare qualcosa. Bisogna approfittarne. Il prete si volta esterrefatto e non proferisce parola. Uno spiffero generato dall'apertura della cigolante porta in legno si porta via le fiamme dalle candele da poco accese. Lo stesso vento si abbatterà sul campo di battaglia per portarsi via ben altro. All'Opera di Berlino una soave voce femminile parzialmente velata da un mantello blu canta l'Ave Maria. L'interruzione è improvvisa. Guerra dichiarata. Il tenore pronto a calpestare le assi del palco è costretto a relegare per un pò la parrucca di scena. Deve partire per il fronte. Stessa cosa vale per il tenente francese. Figlio di un generale che non è che poi lo abbia raccomandato così bene. Invece di mettergli il culo al caldo, per questioni di prestigio lo manda a sciogliere i cristalli di neve che si posano sui tavolacci in trincea.

Inghilterra, Francia e Germania: tre nazioni in guerra per la spartizione di qualche pezzo di terra. Ormai si sa che la guerra è assurda. Io devo andare a morire perchè a qualche potente è venuto in mente di mettere le mani su uno Stato diverso dal suo. Che sia giusto o sbagliato, niente di cui mi possa interessare direttamente. Nelle trincee si muore, gli assalti si moltiplicano, gli ufficiali sono delle beste feroci prive di dignità, fa freddo. Tra due giorni è Natale. Il mio fratellino è stato colpito a morte dal nemico e nulla mi impedirà di odiare quest'ultimo. Nel cielo parzialmente stellato si lanciano i razzi illuminanti per prevenire eventuali assalti del nemico. Lui è lì, a poche decine di metri dalla trincea ma non posso recuperarlo. Corro il rischio di beccarmi una pallottola e sono già stato fin troppo vigliacco a lasciarlo dissolversi sul selciato.

L'opera di Carion, caratterizzata da una buona sceneggiatura, non lascia molto spazio alle azioni militari. Il regista preferisce soffermarsi sugli stati d'animo dei soldati, sugli sguardi brevi che possono significare tanto, su ciò che l'atmosfera unica come quella natalizia può provocare al cuore della gente. I bellissimi occhi chiari del soldato appena ucciso, quelli giacenti ricoperti di neve soffice, quelli bagnati che piangono un compagno morto. Sentimenti amari. Domani è Natale. La voce ha una raccomandazione dell'Imperatore, e per Natale si canta per allietare le sofferenze degli ufficiali che non sono al fronte. In trincea il tenore riceve una lettera che gli permette di accompagnare la moglie al canto. Un'occasione per sentire un pò di calore vero ma gli amici in trincea non vanno trascurati.

Il Signore sta per nascere e anche in tempo di guerra un miracolo può essere utile. Gli scozzesi hanno sempre una cornamusa al seguito. Il prete la imbraccia e tra un brivido di freddo e uno di speranza comincia a soffiare. Il suono che si diffonde è dolcissimo. Mai sentita una cosa più bella. I cuori cominciano a riscaldarsi anche se trapelano una punta di incredulità e una di sospetto. Il tenore, rientrato con un angelo biondo risponde al più bello dei fuochi. "Stille Nacht" è il saluto tedesco ai nemici d'oltralpe e d'oltremanica. La voce è bellissima e non si può resistere a tanto. Gli inglesi si alleano al nemico tedesco per eseguire la più emozionante delle "Adeste fideles". Concerto per orchestra di fanti e artiglieri con voce e cornamuse. 

Dalle trincee spuntano dei piccoli alberi di Natale e ciò che sembrava uno specchio per le allodole per attirare il nemico non è altro che il miracolo di Natale. Tregua. Una stretta di mano, i complimenti per la voce e per la signora. Tra qualche parola morsicata e un gesto, quegli uomini che fino ad un attimo prima erano pronti ad eliminarsi a vicenda sono usciti dalle trincee per scambiarsi gli auguri per la Natività. A Natale si scambiano anche i regali e anche un tocco di cioccolato fondente, una bottiglia di spumante gentilmente offerta dalle retrovie o un magro pasto possono andare bene. Ma perchè dobbiamo odiarci? Cosa mi hai fatto perchè debba ammazzarti? I razzi illuminanti si trasformano in fuochi d'artificio e per quanto possibile si organizza un torneo triangolare di calcio o una partita a carte. Peccato che i miracoli durino poco.

Io non festeggio. Caro nemico, ringrazia colui che sta nascendo che c'è tregua. Non posso ammazzarti ma ricordati che tu hai ammazzato mio fratello. Bastardo! Io stanotte vado alla sua ricerca tra i cadaveri. A mia madre scrivo che siamo ancora entrambi vivi. Stanotte dormo accanto a lui. E non dimentico. La tregua finisce ma il coraggio di tornare a combattere manca totalmente. I potenti non hanno un cuore ma coloro che muoiono sul campo, tranne pochi diffidenti, si. Avviene un altro miracolo. Oggi la nostra artiglieria dovrebbe colpire sulle coordinate che includono le vostre trincee. Venite a ripararvi nella nostra. E' bellissimo e come al solito dura troppo poco. Bisogna partire per la Russia. Magari ci rivedremo quando tutto finirà. I potenti ci costringono a salire sul treno che correrà verso la morte. Noi li mandiamo a fare in culo mormorando l'inno di pace che ci aveva reso umani a Natale.

Bellissima opera del regista francese, che racconta, come evidenzia il sottotitolo, una vicenda dimenticata dalla storia. L'umanità strappata via dalle atrocità della guerra ritorna improvvisamente per festeggiare un Natale un pò diverso dagli altri. Forse il più bello. Efficace la musica di Philippe Rombi e una bellissima fotografia che impreziosisce questo film candidato all'Oscar e al Golden Globe nel 2005. Ovviamente, come di consueto, non ha avuto i riconoscimenti dovuti ed è passato in sordina nei circuiti cinematografici.  

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