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8/10

Cargo 200 regia di Aleksey Balabanov

Thriller
recensione di Enzo Barbato

L'agonia metaforicamente interpretata dell'Unione Sovietica, intrecciata ad un fatto di cronaca realmente accaduto.

Nel 1984 l’Unione Sovietica era ancora viva… L’Armata Rossa era ancora in Afghanistan… La Perestrojka stava prendendo forma e vita (purtroppo breve)… I soldati russi tornavano in patria con il Cargo 200…

In orizzontale…

Aleksej Balabanov, semisconosciuto e interessante regista russo, racconta la fine dell'Unione Sovietica attingendo da un fatto realmente accaduto. In una regione dimenticata dell'URSS, la figlia del segretario del Comitato Regionale del Partito Comunista, fidanzata con un milite in missione, dopo una serata in discoteca, viene costretta da un amico, prima di essere accompagnata a casa, a seguirlo in una casupola abitata da un ex detenuto, moglie, e inserviente vietnamita, dove il primo distilla vodka clandestinamente. Nella stesso luogo si ferma, a causa di un guasto all'auto, un docente di ateismo scientifico, in viaggio per incontrare la madre che "Grazie a Dio" sta bene. Queste vite, incrociatesi per caso, saranno attraversate da un circolo pervaso da una violenza psicologica di rara brutalità.

La ragazza sarà sequestrata da un pazzo (il poliziotto incaricato delle indagini) che la ammanetterà alla spalliera di un letto a casa della madre, inebetita dalla televisione che manda in onda esibizioni dei Pesniary e discorsi di Gorbaciov e immersa nella sporcizia e nell'abbandono. E' su quel letto che conoscerà omicidi e violenze di estrema crudeltà, tali da far riflettere sulla potenzialità dell'uomo nel diventare la peggiore invenzione del creato.

Con un sapiente utilizzo di colori freddi, ambientazioni scarne e scenografie usurate, con il possibile e non sorprendente utilizzo di una vecchia pellicola per rendere pesantemente "grigia" l'atmosfera, Balabanov firma un thriller spietato, glaciale, metaforico, un attacco sulla dissolvenza letale del regime, tanto da fargli affermare: "Aspettavamo il crollo del comunismo. Il comunismo è caduto ma è rimasto il crollo."

Alcune sequenze sono atroci, capaci di storcere anche la psiche più solida, la moralità più vasta. Tipo quella in cui il militare, rientrato morto in patria, viene decorato nella bara divelta, raccolto a peso e gettato, con tanto di annuncio vocale, sul letto accanto alla ragazza ammanettata. Oppure quella in cui la stessa viene abbandonata nella stanza in condizioni pietose, attorniata da tre cadaveri di cui uno fresco e due in principio di decomposizione.

Film terribile, dove le vite "morte", protagoniste di questa storia nera, non avranno una conclusione presumibile. La pellicola termina con le ipotesi di arricchimento di due furbacchioni sfruttando la caduta del regime. Ipotesi che nella Russia post-comunista saranno assolutamente profetiche, con la nascita delle oligarchie e la privatizzazione selvaggia dei beni statali.

Ma, a parte tutto. Lo scioglimento dell'Unione Sovietica, dopo la Glasnost e la Perestrojka di un Premio Nobel per la Pace è stato un bene o un male?  

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Peasyfloyd (ha votato 9 questo film) alle 15:02 del 5 dicembre 2009 ha scritto:

film davvero devastante, splendido nella sua metaforicità grottesca. Il parallelo tra personaggi del film e personaggi politico-storici è riuscitissimo, e francamente credo che ci vorrebbero molte pagine per rendere merito a quello che è riuscito a fare Balabanov. Bravo Gabriele che mi hai fatto scoprire sto gioiello!