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R Recensione

8/10

Baaria regia di Giuseppe Tornatore

Drammatico
recensione di Enzo Barbato

Uno scorcio bellissimo del paese natale di Giuseppe Tornatore. Si parte nell'era fascista e tra personaggi, aneddoti, superstizione e interessanti "luoghi comuni", si percorrono più di trent'anni di storia che ruotano attorno Peppino e Mannina. Baarìa è l'attuale Bagheria e purtroppo non è più come prima...

Baarìa: dal siciliano stretto "Porte del vento"

...i carritteri ogni tantu lassaunu i loru bisogni e i muscuni ciabbulaunu supra...

A Baarìa si corre, tra la polvere delle strade non ancora asfaltate, baciati da quel vento che nasce dal suo nome e spazza via il tempo quando si incanala violentemente nel corso principale fino alla chiesa. Ai lati delle strade c'è gente. Lavandaie, nutrici, mercanti, madri, bambini, contadini. I vecchi giocano a carte e quando vogliono le sigarette ti disturbano mentre stai giocando con le trottole. Devi correre dal tabaccaio e ritornare con le sigarette senza filtro prima che si asciughi la saliva che giace sul terreno. E sono 20 lire.

...veni l'autunnu, scura cchiù prestu, l'albiri peddunu i fogghi, e accumincia 'a scola, da' mari già si sentunu i riuturi...

A Baarìa si corre per andare a scuola, dove bisogna imparare a memoria e cantare con vigore ogni mattina la canzone sul Duce. Guai a chi non segue il coro: si rischia una sonora reprimenda e l'umiliante castigo dietro la lavagna. A scuola la mensa spetta solo ai bambini poveri, a discrezione della maestra. Ci sono i fascisti. Dappertutto. Al cinema, nei negozi, a presidiare le strade. Non puoi parlar male di loro o lasciar intendere che li stai deridendo con la salsiccia di porco. Ti aspetta il carcere in questi casi. Poi si corre alla stazione per salutare i giovani richiamati per la guerra e chi non vuole andare al fronte preferisce azzopparsi con una martellata sul piede.

...man manu ca passunu i jonna sta frevi mi trasi 'nda ll'ossa ccu tuttu ca fora c'è a guerra mi sentu stranizza d'amuri ... l'amuri...

A Baarìa arriva la guerra e si corre tutti nei sotterranei per sfuggire ai bombardamenti. Ci si nasconde come topi. Tra rosari, isterie, pianti irrefrenabili, uncinetti di speranza e racconti per stemperare l'atmosfera pesante, si trema al passaggio degli aerei. Non c'è di che preoccuparsi. Tanto bombardano solo Palermo. Poi il fascismo crolla e ci si iscrive al Partito Comunista sperando che vada meglio. I comunisti riescono a vincere le elezioni ma alla mafia non va bene. A Baarìa c'è anche la mafia sottoforma di latifondisti. A volte avviene anche il miracolo della fratellanza, quando si vanno a comprare 200 bottoni da lutto e si "marcia" sul corso principale per piangere i contadini uccisi a Portella della Ginestra.

...e quannu t'ancontru 'nda strata mi veni 'na scossa 'ndo cori ccu tuttu ca fora si mori na mori stranizza d'amuri ... l'amuri...

A Baarìa si corre anche in chiesa perchè c'è Renato il pittore che deve abbellire la cupola rifacendosi ai migliori volti del paese. Quel pittore diventerà un Guttuso. Poi ci sono Peppino e Mannina. Protagonisti della fuitina più corta della storia. Lui sarà un membro della sezione Gramsci del Partito e lei imparerà a cucire. Lui cercherà di suddividere le terre confiscate con la riforma agraria, ai contadini e ai braccianti, sfidando i mafiosi e sperando di non fare la fine di Placido Rizzotto o Accursio Miraglia. Lei perderà un bimbo ma ne avrà altri grazie a Dio e berrà il sangue ancora caldo del bue appena sgozzato per non temere la gravidanza. Lui andrà in Unione Sovietica facendosi prestare un cappotto per sfidare il freddo. Al ritorno rimarrà deluso perchè la Russia non è poi così come veniva descritta. E il padre sul letto di morte sogna di vederlo deputato del PCI perchè crede che la politica sia bella. Lei tirerà avanti la casa e crescerà i propri figli, tra stenti, sacrifici, soddisfazioni e paure. Con l'aiuto di mamma ovviamente. E un pò di scanti.

...'n cielu fochi di culuri, 'n terra aria bruciata, e tutti appressu o santu 'nda vanedda, Sicilia bedda mia Sicilia bedda...

A Baarìa c'è il matto che vende in dollari e poi si adegua in lire con le penne biro. C'è una donna misteriosa che ricorda tanto mamma. Viene pure il cinematografo a girare un film con Alberto Sordi e la regia di Alberto Lattuada. C'è 'O Sciancato con i suoi alberi da frutta e le mine inesplose nella terra. Arrivano le minigonne a quattro dita sopra il ginocchio e gli anni di piombo in sordina. E si corre sempre. Oggi Bagheria è brutta. Ai lati della strada ci sono macchine parcheggiate e non si corre più a causa del traffico intenso simile a quello delle metropoli. Allora c'è voglia di tornare indietro, sperando che si possa tornare a correre ancora. A Bagheria si ritrova un orecchino perso tanto tempo fa e a Baarìa la mosca che rendeva la trottola leggera come il vento è ancora viva. Il miracolo della vita. Il miracolo di Baarìa.

P.S.: Gli intermezzi provengono dalle liriche di "Stranizza d'amuri" e "Veni l'autunnu", entrambe di Franco Battiato. Con deferenza.

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Voto degli utenti: 5,9/10 in media su 10 voti.

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SanteCaserio (ha votato 4 questo film) alle 0:38 del 6 ottobre 2009 ha scritto:

Aaaaaaa

ho scritto la recensione inutilmente ! Scherzo, ovviamente, mi fa piacere che ci sia un giudizio più positivo del mio. Evito di postare qui quello che avevo buttato giù. Provo a sintetizzare alcune critiche. L'ho trovato eccessivo in tutto. Nelle musiche, nelle scelte stilistiche, nel simbolismo troppo evidente, nei colori, nelle scene acroniche e molto altro (compresa la passerella degli attori). Essendo un commento mi permetto minore oggettività e abbasso il mio quattro e mezzo. Uso macchiettistico della politica (dalla citazione di Portella en passant alla frase sui riformisti, tanto cara a Dalema), in linea con una cattiva abitudine italiana. Mi spiace perchè conosco l'impegno del regista e la passione, anche autobiografica, che ci ha messo. Ma credo che invecchiare faccia male ad alcuni registi. E qui si esagera, strabordando da tutte le parti. Ne sono uscito quasi nauseato. Fin dal momento in cui il bambino prende il volo si sente che qualche cosa è andato storto... Mi spiace, ma è stata una forte delusione

Enzo Barbato, autore, alle 20:10 del 6 ottobre 2009 ha scritto:

Concordo in parte

Gentile SanteCaserio, scusami se ti ho preso in contropiede per quanto concerne la pubblicazione della recensione. Analizzando il film, obiettivamente qualcosa poteva essere risparmiata. Ad esempio la scena scontata in cui Peppino riesce a colpire le tre rocce o più globalmente, i troppi camei eccellenti e la scelta del regista di occuparsi ancora di ataviche tradizioni siciliane. Sarà che sono un nostalgico e che amo tantissimo le "cose vecchie", ho apprezzato molto questo film. Anche la scelta di non utilizzare un filo conduttore ma di cucire diversi episodi offrendo protagonismo un pò a tutti mi è parsa azzeccata. Ad ogni modo ti ringrazio del commento e delle tue idee sull'opera che comunque servono ad una migliore riflessione.

SanteCaserio (ha votato 4 questo film) alle 21:16 del 6 ottobre 2009 ha scritto:

Caro Enzo

non c'è neanche bisogno delle scuse. Sono dell'idea che quando una cosa non piace è meglio se ne scrive qualcun'altro (in linea di massima). Sicuramente ho avuto modo di guardarlo con distacco, però garantisco che la partecipazione emotiva non è mancata, soprattutto sul piano politico. Sull'assenza di un filo conduttore posso concordare, ma sarebbe stato meglio scegliere meno punti e semmai approfondirli meglio! Detto questo al prossimo incrocio su storiadeifilm !

bargeld (ha votato 6 questo film) alle 16:39 del 29 ottobre 2009 ha scritto:

io gli dò un buon 6,5. non ho mai apprezzato particolarmente i film corali, tantomeno i kolossal, però ammetto che questa pellicola (si dice ancora così?) mi ha in parte emozionato, per quanto ideologica e stucchevole in molti tratti. una cosa che non ho proprio tollerato dal punto di vista stilistico è stato l'andare a degradare a buio visivo e sonoro alla fine di ogni scena, una scelta a mio parere irritante, che mi sa tanto dei dozzinali effetti speciali inseriti nelle vecchie videocamere video8...

pietro.muratori (ha votato 8 questo film) alle 0:41 del 16 novembre 2009 ha scritto:

Baarìa

Dopo “Nuovo cinema paradiso” e “Malena” Giuseppe Tornatore ci riporta nella sua Sicilia per realizzare il suo nuovo film autobiografico “Baarìa”.

Il film racconta la storia di una famiglia siciliana, in una Bagheria (paesino, vicino Palermo, dove e’ nato G. Tornatore, ndr.) degli anni ’30 dove l’impronta fascista si fa “notare” anche in provincia, fino ad arrivare agli anni del piccolo boom economico italiano degli anni ’80.Cinquant’anni di storia di provincia, una miniatura di quell’Italia post fascista, uno spaccato sociale e familiare vissuta da tre generazioni della famiglia Torrenuova.La vicende del piccolo Cicco danno inizio al film, un bambino ribelle, un pastore per necessità, che sfoglia i libri di scuola tra le capre ed i pascoli, la sua infanzia colora sin da subito il “paesaggio” di Baarìa. Ma il vero protagonista principale della famiglia Torrenuova è Peppino (Francesco Scianna) il figlio di Cicco, cresciuto durante la seconda guerra mondiale, entrerà nel Partito Comunista diventando un esponente di spicco a livello locale, innamoratosi della sensualissima Mannina (Margareth Madè), riuscirà a sposarla solo dopo carambolesche traversie, per poi mettere su una bella e numerosa famiglia. Una storia autobiografica questa di Baarìa, come più volte affermato da Tornatore, un film che era già da tempo nella testa del regista siciliano, una sceneggiatura chissà da quanto tempo tenuta in un cassetto, ma scritta forse con troppo cuore, risultando alla fine scucita e scollata sin dall’inizio del film, per poi finire a sovrapporre generi cinematografici tra un neorealismo post datato e un surrealismo nostrano. L’inizio del film è pasticciato, il montaggio (questa volta il cineasta siciliano ha lasciato la taglierina nelle mani di Massimo Quaglia) addirittura un po’ improvvisato e sfilacciato, forse dovuto ad una voglia di voler raccontare molto in un tempo troppo limitato dalle esigenze cinematografiche e di produzione. La parte centrale del film dove si sfogliano le pagine di vita di Peppino scorre bene, il film riprende ritmo, le riprese e la fotografia sono d’autore.Meravigliosa l’interpretazione di ogni attore, rigorosamente siciliano, dalle piccole interpretazioni (Lina Sastri, Salvatore Ficarra, Angela Molina, Valentino Picone, Luigi Lo Cascio, Enrico Lo Verso) ai piccoli camei (Giuseppe Fiorello,Michele Palcido, Nino Frassica), uno su tutti quello di Leo Gullota nella “scena del capotto”, ai due protagonisti Francesco Scianna (Peppino Torrenuova) e Margareth Madè (Mannina), che danno credibilità al contesto sociale della loro storia. Impreziosito dalle musiche di Ennio Morricone, che enfatizza gli stilemi poetici e retorici del film di Tornatore, con una fotografia che vuol essere da colossal d’autore (Enrico Lucidi), come anche il budget.

Il film, sarà per l’autobiografia narrativa, sembra essere un’opera prima di un regista, che ha una gran voglia di raccontare tutto, molto forse troppo, ma comunque un film che merita la “grande sala” e la nomination all’Oscar.

Pietro Muratori

Peasyfloyd (ha votato 8 questo film) alle 22:37 del 10 marzo 2010 ha scritto:

mah io l'ho apprezzato molto. buon ritmo, scorrevole, rende bene molti concetti, buoni gli attori, ottima la fotografia, un pò esagerati i cameo ma insomma, ci si può passare sopra. Sul riformismo sì, sono perfettamente d'accordo, molto deprecabile, però in generale colgo più aspetti positivi che negativi. Vorrei poi fare i complimenti a Enzo per la recensione che in realtà sembra una poesia tanto è ben scritta e sentita.

Enzo Barbato, autore, alle 10:17 del 14 marzo 2010 ha scritto:

Grazie Peasy

Magari non è proprio una recensione e mi scuso se mi sono discostato dai canoni del sito. Spesso mi lascio andare anche in questoe se viene apprezzato come nel tuo caso, posso solo essere contento. Grazie!

fabfabfab alle 10:44 del 14 marzo 2010 ha scritto:

RE: Grazie Peasy

La recensione è una delle più belle del sito.

claudia mastro alle 11:34 del 4 novembre 2016 ha scritto:

il problema è che questi aneddoti, questi dettagli, questi racconti che io oggi chiamo proprio alla "baaria" hanno un interesse -soprattutto dal momento che ne fai un film intero- esclusivamente per chi ci abita o viene da un ambiente simile o è appassionato proprio dei lioghi siculi. Chi come me, pur amando tantissimo la storia e il suo paese, non è siciliana, non è particolarmente colpita dai personaggi del luogo,dal matto del paese, dal parroco etc etc.