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5/10

La Corrispondenza regia di Giuseppe Tornatore

Drammatico
recensione di Davide Figliolini

Una giovane studentessa universitaria impiega il tempo libero facendo la controfigura per la televisione e il cinema. La sua specialità sono le scene d'azione, le acrobazie cariche di suspence, le situazioni di pericolo che nelle storie di finzione si concludono fatalmente con la morte del suo doppio. Le piace riaprire gli occhi dopo ogni morte. La rende invincibile, o forse l'aiuta a esorcizzare un antico senso di colpa. Ma un giorno il professore di astrofisica di cui è profondamente innamorata sembra svanire nel nulla. E' fuggito? Per quale ragione? E perchè lui continua a inviarle messaggi in ogni istante della giornata? Con queste domande, che conducono la ragazza lungo la strada di un'indagine molto personale, inizia la storia del film.

Il nuovo film di Giuseppe Tornatore ci raggiunge dopo tre anni dal suo ultimo lavoro. Ricordiamo che con La migliore offerta (2013) il regista siciliano aveva raggiunto una padronanza sublime nel gestire sceneggiature sentimentali sublimandole con effetti noir e gialli di primissimo ordine, i quali in realtà già avevamo sorseggiato con La sconosciuta (2006).

Ne "La corrispondenza" quella padronanza la ritroviamo frammentata, quasi logorata dall’idea stessa di un film che forse doveva rimanere nel cassetto ancora più a lungo, come spiega anche Tornatore stesso. "La corrispondenza" è un film che solo a tratti riesce a sancire l’idea di amore universale che vuole dare allo spettatore, il quale quasi ridente a volte si ritrova a commentare il film di eventi soggiogati da una superficialità di fondo troppo palpabile. La sceneggiatura appare artificiosa, come artificiale è la comunicazione tra i due protagonisti. Un film sentimentale a tutti gli effetti, e sorprende il fatto che un film di questo genere non emozioni come dovrebbe, ma rimane impigliato all’idea stessa di un film potenzialmente magistrale. Troppe domande, troppe imperfezioni. Giustificabili solo in parte dal sentimento amore come istinto incontrollabile e da un senso di un destino irreparabile. La prima parte scorre lineare, quasi troppo, poi d’un tratto giunge il colpo di scena il quale colpisce lo spettatore, ma c’è la sensazione che tutto scorri troppo velocemente, in quello che invece avrebbe dovuto essere la parte meramente più emozionante. Il lungometraggio diviene quasi un giallo in sequenza, un viaggio fra le stelle dei quesiti mal risolti e un malsano no sense sfruttato decisamente opacamente. Le diverse sotto-trame non convincono, appaiono slegate: sia quelle della studentessa (Olga Kurylenko), sia quelle del professore (Jeremy Irons). Di positivo rimangono la recitazione dei due protagonisti, ma anche quella del nostro Paolo Calabrese, il quale si cala perfettamente nella parte di un uomo perso fra le nuvole.

La corrispondenza è un film che andrebbe visto a tratti. Fotografie bellissime in un vortice di casualità che si vivono attraverso l'immensa e malinconica colonna sonora del maestro Ennio Morricone. Sì perché nella sua interezza Tornatore sembra invece aver perduto qualcosa, o forse il semplice fatto che da lui ci si aspetta sempre il meglio. Il film appare sconnesso e superficiale in diverse scelte di sceneggiatura. Tuttavia è bene ribadire che alcune scene e alcune rivisitazioni dell’amore classico rimangono nel cuore. Un film che probabilmente si farà apprezzare nel tempo.

"Il mio errore è stato non averti incontrata prima" sospira il professore in una scena del film. Quando il film veste questa sua semplice sostanza d’amore funziona, quando vuole andare oltre è come se naufragasse fra il cosmo in cerca di continue domande.

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