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R Recensione

10/10

Die Nibelungen regia di Fritz Lang

Drammatico
recensione di Enzo Barbato

La storia epica dei Nibelunghi vista dall'occhio espressionista del maestro Fritz Lang. In questo primo capitolo viene raccontato l'amore di Sigfrido e Crimilde che faticosamente avanza tra presagi, scontri e contrasti, fino alla morte del guerriero.

In un secolo imprecisato, creato dalla fantasia di Nostro Signore, si svolgono le gesta dei Nibelunghi, manoscritto epico di autore ignoto e trasformato in immagini dal grande maestro Fritz Lang. L'opera cinematografica del genio austriaco è divisa in due atti magistralmente elaborati e dotati di un fascino di difficile descrizione. I capitoli in questione sono "Siegfried", ovvero le gesta di Sigfrido e "Kriemhilds Rache", vale a dire la vendetta di Crimilde. Tenterò nell'impresa.

Siegfried - Dalla grotta del fabbro, il guerriero Sigfrido sta forgiando una spada di eloquente potenza quando sente parlare della bellezza di Crimilde, sorella del re Gunther del regno dei Burgundi, decidendo di volerla in moglie. Dall'altro lato, Crimilde si mostra reticente nel contrarre matrimonio in quanto un sogno premonitore avrebbe profetizzato la morte precoce di un eventuale marito. Sigfrido per dare credito alle sue qualità elimina un drago e ne sfrutta il sangue sgorgante dal fendente letale, per acquisire l'immortalità. Gli ultimi spasmi del mostro faranno cadere una foglia che si poggerà tra le scapole del guerriero, evidenziando, come per Achille, un unico punto debole. Ne consegue l'incontro, in un paesaggio spettrale, con Alberich, re dei nani. All'eliminazione di quest'ultimo, si impossesserà della magica spada Balmung e di una corona che lo rende invisibile. Giunto a Worms, alla corte del re, lo aiuta,  mediante l'invisibilità acquisita, a sconfiggere la rude Brunilde, regina d'Islanda, ottenendone il loro matrimonio.

Durante la prima notte Brunilde rifiuta Gunther nuovamente aiutato da Sigfrido, che resosi invisibile, persuade la donna sottraendole, inoltre, un anello e una cintura, simboli di avvenuta deflorazione e consegnandoli poi a Crimilde. A tal punto, Gunther concede le nozze tra Sigfrido e Crimilde ma quest'ultima, ignara dell'accordo con furto tra il marito e il re, mostra a Brunilde il corpus delicti di consumato amplesso, facendo scoprire una allusiva unione carnale, in fondo mai avvenuta, tra quest'ultima e Sigfrido. Hagen, vassallo di Gunther, offeso dalla vicenda, convincerà Crimilde, mediante l'inganno, a farsi rivelare il punto nevralgico dell'immunità del marito, che lei evidenzierà cucendo una "x" sulla sua cotta di maglia in tessuto. Sarà la proposta di una competizione in corsa per raggiungere una fonte d'acqua, il metodo abbietto con cui Hagen raggirerà Sigfrido per ucciderlo, trapassandolo con un preciso colpo di lancia sul suo punto debole.

Lang, in questo episodio, utilizza una tecnica basata su un certosino dosaggio del contrasto, dove il passaggio tra il bianco e il nero, all'interno di ogni fotogramma, riesce a scivolare in maniera fluida, impercettibile, in alcuni punti mimetica, (veggasi la veste a triangoli rovesciati di Brunilde tra le tende) senza creare alcuna discordia sottoforma di marcature taglienti. A differenza di Ejzenstejn, Pudovkin e ancor prima Griffith, fissa la macchina da presa in un punto ben definito, frontale, con pochissime inquadrature trasversali, un riferimento prevalentemente privo di dimensioni, dove, donando importanza a secondari elementi, ponendoli in primo piano, riesce ad annullare qualunque percezione delle distanze, o comunque rendere indefinite le profondità. Veggasi il passaggio delle dame davanti i cavalieri inquadrati, l'attesa di Sigfrido sul ponte sospeso sul crepaccio e le inquadrature degli interni, dove fungono da immagine pilota, se vogliamo da cornice, gli archi, i colonnati, le aperture murali, i tendaggi, i cespugli.

Superlativi gli effetti visivi, a mio avviso secondi solo al Faust di Murnau, (Metropolis, comunque suo, dimora su un altro pianeta) ottenuti mediante sovrapposizione di immagini o animazione di figure morte per mezzo di un montaggio assolutamente perfetto. Veggasi il sogno di Crimilde, la dissolvenza dell'incendio al passaggio delle milizie di Sigfrido, la pietrificazione dei nani, l'arbusto che si tramuta in teschio, le luci sprigionate dalla fantastica aurora alle spalle del lugubre castello e siamo appena nel 1924 (!!!) Il trucco è marcato ma non esasperato come nelle opere di Wiene e ciò rende volontariamente ruvide e spigolose le espressioni e i volti che forse, altro non potevano essere. Idolatrato dai biechi nazisti, trattasi innegabilmente di un film colossale e sotto tutti i punti di vista.

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