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10/10

M - Il Mostro di Dusseldorf regia di Fritz Lang

Thriller
recensione di Alessandro Giovannini

La città è in subbuglio: un maniaco omicida (Peter Lorre) si aggira per le strade adescando bambine che uccide e sevizia. La polizia brancola nel buio, e ordisce retate negli ambienti della malavita. I capi delle principali bande criminali, per allentare la pressione della polizia, decidono di dare loro stessi la caccia al mostro, ingaggiando come sentinelle i vagabondi ed i mendicanti della città, uno dei quali riuscirà ad individuare il killer.

Uno dei più importanti film della storia del cinema. E' il primo film sonoro di Lang, e l'utilizzo che egli fa di questo nuovo strumento è indice di una maestria senza pari: il suono diviene il punto nodale dell'intera narrazione, fondamentale per la risoluzione del mistero, proprio lì dove la vista, da sola, non basta a identificare il colpevole. Lang enuncia praticamente una dichiarazione di morte del cinema muto in favore di quello sonoro, decretando di fatto la fine del dibattito che nacque nel mondo del cinema alla fine degli anni '20 circa l'opportunità dell'inserimento del sonoro al cinema (il timore principale espresso dai detrattori di questa innovazione era il pericolo che introducendo i dialoghi parlati i film divenissero troppo simili al teatro, snaturando la natura del cinema di essere composto da immagini in movimento). Lang dimostra non solo l'utilità espressiva del parlato e del sonoro, ma anche la sua convenienza pratica: l'abolizione delle didascalie non spezza il ritmo della narrazione e accorcia la durata della pellicola, rendendola molto più facilmente fruibile e coinvolgente di prima. In questo modo le due ore scarse del film non hanno nulla da invidiare alle 4 del Dottor Mabuse in quanto a suspance, vivacità dell'intreccio, descrizione dei personaggi.

Andando oltre, il film è un concentrato di idee a livello tecnico: Lang assimila la lezione di Murnau circa l'aumento della mobilità della macchina da presa, facendo iniziare il film con un movimento di gru/braccio meccanico ed abbondando con carrelli frontali e laterali, per non parlare dell'incredibilmente fluido pianosequenza all'interno della casa dei mendicanti. Ci sono anche bellissime idee di montaggio, come la doppia riunione risolta in montaggio alternato basato su raccordi di movimento, o addirittura i raccordi sul sonoro, in cui l'oggetto o persona di cui si parla nell'inquadratura precedente è il soggetto dell'inquadratura immediatamente successiva, espediente che permette di legare assieme avvenimeti che si verificani in luoghi e tempi diversi tra loro.

La fotografia, debitrice dell'avanguardia espressionista, anticipa gli stilemi del noir americano (di cui peraltro Lang fimerà alcuni dei capolavori assoluti), con le sue luci di taglio, i suoi ambienti notturni e malfamati e le sue ombre minacciose.

Infine, resta drammaticamente attuale a livello tematico: è il primo film su un serial killer (ispirato ad un vero fatto di cronaca), il primo film che si avventura nei meandri nella psiche di un caso clinico (pur, va detto, senza grande approfondimento) anticipando Io ti salverò (1945) di Alfred Hitchcock di ben 14 anni, forse anche il primo film ad affrontare tematiche così profonde come la necessarietà della giustizia istituzionale per proteggere gli uomini dagli uomini (in questo senso c'è una bestialità che accomuna il mostro ai suoi potenziali boia) ed il nodo giuridico dell'infermità mentale.

Imperdibile.

V Voti

Voto degli utenti: 10/10 in media su 2 voti.
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3
2
1
alejo90 10/10

C Commenti

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Paul Ghetti (ha votato 10 questo film) alle 11:44 del 9 aprile 2015 ha scritto:

10 è il minimo sindacale per uno dei massimi capolavori del cinema di uno dei suoi più grandi ed eminenti interpreti. Memorabile la scena in cui la madre chiama disperatamente la figlia, la prima vittima del mostro e si passa in rassegna la tromba delle scale e la tavola imbandita a suggerire per litote la sua morte. Da vedere in lingua originale, con i sottotitoli per gustare il momento del processo finale, quando il mostro parla per la prima volta, con una voce flebile, chioccia. Da brividi anche il motivetto zufolato dall'assassino prima di ogni delitto. Brividi. Complimenti vivissimi! P.s: ma metropolis non è stato ancora recensito?