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R Recensione

7/10

Aurora regia di F.W. Murnau

Sentimentale
recensione di Pasquale D'Aiello

La storia narrata e’ molto semplice, il serafico menage di una famigliola di campagna viene turbato da un’ammaliante donna di citta’ che intesse una relazione con l’uomo. Il fedigrafo giunge ad architettare l’omicidio della moglie ma poi se ne pente, realizza una viaggio in citta’ per sancire la nuova unione con la moglie ma nel viaggio di ritorno una burrasca li fa naufragare, egli crede morta la moglie, incontrata casualmente l’ex-amante sta per ucciderla ma all’improvviso si scopre che la moglie e’ sopravvisuta, risparmia l’ex amante e si accede all’happy end.

Uscito per la prima volta nel 1927, prodotto ad Hollywood da Wiliam Fox, l'opera è stata restaurata dalla BIM. Il film vinse 3 Oscar ed e’ stato definito da Truffaut il piu’ bel film della storia del cinema.

È di tutta evidenza che una tale storia risulterebbe oggi poco credibile eppure e’ davvero un capolavoro che merita di essere visto. Stupisce la resa delle atmosfere notturne coi suoi bagliori lunari, l’aurora sospesa tra i vapori della natura, tutte ricostruite in interni. Pregevole l’uso ardito di trasparenti e fotomontaggi. Poetico l’uso espressionista di immagini che raccontano un amore semplice.

Probabilmente una maggiore aderenza al romanzo originale (che prevedeva la morte della moglie) da cui e’ tratta la sceneggiatura avrebbe dato un più definito spessore drammatico e moderno a questa’ opera che allora si diede coscientemente il ruolo di rappresentare un mondo in via di disfacimento in cui prevalevano i rapporti d’amore all’interno della famiglia e la distizione tra campagna bucolica e citta’ peccatrice. Un ordine che ormai davvero non c’e’ piu’. Per questo e’ possibile trascendere la storia attraverso la pura forma delle immagini. Riconoscibili le similitudini con la storia narrata da Vigo nell’Atalante (1934).

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