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9/10

Accadde Una Notte regia di Frank Capra

Commedia
recensione di Antonio Falcone

Una giovane miliardaria, estremamente viziata,vuole sposare un aviatore nonostante il padre disapprovi la sua scelta. Fugge di casa per raggiungere l’amato a New York, imbattendosi in un giornalista a caccia di scoop che, riconosciutala, si offre di aiutarla. Il viaggio attraverso un’America sconvolta dalla Grande Depressione e la condivisione forzata di molte esperienze con l’apparentemente rude giornalista faranno sì che la ragazza abbia più di un ripensamento…

Una storia semplice per gente semplice”: fu questo imperativo a guidare il regista Frank Capra e lo sceneggiatore Robert Riskin nell’adattare per il grande schermo il racconto Night Bus di Samuel Hopkins Adams, dando così vita, tra varie difficoltà produttive e l’ostilità dichiarata dei due protagonisti, al film Accadde una notte. Ellie Andrews (Claudette Colbert ),giovane miliardaria, è decisa a sposare l’aviatore King Westley (Jameson Thomas), nonostante la disapprovazione del padre (Walter Connoly), che lo ritiene un vanesio arrampicatore sociale; fugge quindi di casa per poter raggiungere l’amato a New York, adattandosi a viaggiare in autobus, sul quale incontra il giornalista Peter Warne (Clark Gable), che, riconosciutala, si offre di assisterla in cambio di uno scoop esclusivo; i due saranno costretti a condividere varie esperienze e momenti di intimità, come dormire nella stessa stanza di un motel, pur se con una coperta (“le mura di Gerico”) tesa tra le pareti atta a dividerli; dopo varie peripezie ed equivoci, Ellie, sostenuta dal padre, abbandonerà sull’altare King per sposare Peter; nel finale, dalla stanza di un albergo il suono di una trombetta annuncia la caduta delle “mura di Gerico”, ormai pericolanti…

Il film, anticipatore tra l’altro dei road movie, vide la critica americana indecisa se classificarlo come una screwball comedy (commedia bizzarra, “svitata” dal “giro a vite” della palla nel baseball) o una sophisticated comedy ma in realtà più che l’appartenenza ad un genere a risaltare è l’abilità di Capra nel confezionare una commedia deliziosamente romantica e poetica, che non deborda mai nel facile sentimentalismo, costellata di situazioni ardite (almeno per l’epoca )e allusioni sessuali, con gag memorabili (la scena dell’autostop, dove le belle gambe della Colbert si rivelano più efficaci del pollice di Gable); particolarmente attenta appare l’introspezione psicologica dei personaggi: per l’affascinante e viziata ereditiera si tratta di un vero e proprio viaggio di formazione, costretta com’è ad uscire dal suo agiato mondo di bambagia e a confrontarsi con la triste realtà di un America in preda alla Grande Depressione; anche il personaggio di Peter ha una sua evoluzione, pian piano da tanti particolari e da vari gesti si scoprirà che sotto la ruvida scorza di uomo burbero e rudemente gentile si cela una grande irreprensibilità morale.

Fu il primo film a vincere i cinque Oscar “fondamentali” (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, miglior attrice protagonista e miglior sceneggiatura non originale), ebbe un grande successo di pubblico e divenne un vero e proprio modello per molti altri film, americani e non, trionfo di un’ideologia che oggi potrà apparire ingenua, ma a suo modo ancora efficace, secondo la quale gli uomini onesti e di buona volontà, anche nei momenti più bui, possono perseguire il loro diritto alla conquista della felicità.

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dalvans (ha votato 6 questo film) alle 11:53 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Sufficiente

Carino