A Quando la Notte

Quando la Notte

Ore 18.30. La pioggia che ieri sovrastava Milano non ha fermato la passione di cinefili e curiosi, riunitisi in Feltrinelli di piazza Piemonte per la presentazione del film “Quando la notte” di Cristina Comencini, che uscirà nelle sale il 28 ottobre.

All'incontro hanno partecipato la stessa regista e i due attori principali, Claudia Pandolfi e Filippo Timi.

Un breve sunto...

Tratto dall'omonimo romanzo, il film narra dell'incontro tra Marina (Claudia Pandolfi), una donna solitaria col suo bambino e Manfred (Filippo Timi), montanaro rude e silenzioso. L'incidente di una notte nell'appartamento di Maria sarà l'inizio di una storia di attrazione ed amore estremi tra i due.

Tema centrale

La prima domanda a Comencini verteva sul tema principale dell'opera cinematografica, con l'inevitabile confronto di quella letteraria: il tema della maternità come input della relazione tra i due protagonisti. E' da qui che nasce l'archetipo della famiglia primordiale (costituita da tre elementi: padre, madre, figlio) di cui la regista ha voluto mostrare i lati oscuri e la rinascita. Tutto ciò non riguarda solo Marina e il suo senso d'abbandono e d'inadeguatezza o Manfred nella sua solitudine: coinvolge anche lo spettatore ed ogni madre, scandagliandone la coscienza.

Si potrebbe così pensare ad una storia da un punto di vista femminista, ma Comencini smentisce: “Le donne raccontano le storie, ma ciò non vuol dire che queste siano storie per donne (…). In questo film è importante che questa storia venga raccontata agli uomini”.

Quali sono state le principali difficoltà riscontrate?

Il lavoro della sceneggiatura ha richiesto grande attenzione : il romanzo è infatti provvisto di lunghi monologhi interiori dei protagonisti. “ C'è stato un gran lavoro di riscrittura.” conferma Comencini. “Il cinema ha i suoi punti forti e non può copiare la letteratura (...), ma possiede la forza dell'immagine che al libro manca”: molta enfasi quindi sull'interpretazione di Pandolfi e Timi e sull' habitat montano del Monte Rosa, il suo silenzio, che a detta della regista ben accentua il turbinio di sentimenti tra Marina e Manfred.

Difficoltà riscontrate anche dai due attori non solo per la “sofferta” interpretazione dei loro personaggi (anche se a detta di Timi, ha trovato in Manfred un'ottima prova recitativa), ma anche per le riprese in alta quota, seppure in totale sicurezza, e l'interpretazione dei tre gemelli nel ruolo del figlio di Marina, che hanno costretto Pandolfi ad incontri preliminari per l'imprinting e non poche complicazioni anche per le riprese.

Regista e attori

Curiosità con il paragone della coppia protagonista con due “cavalli matti”. “Non credo nella spontaneità totale degli attori” ha detto Comencini “se sono dei cavalli matti, li tengo. Ci sono molti miei colleghi che lasciano improvvisare i propri attori: non è da me”.

Eppure la scelta della coppia Pandolfi-Timi era stata premeditata già dal primo di molti provini e l'affiatamento sul set ha confermato quella sensazione. “Lavoro vicino a loro, seguo i loro sviluppi, ascolto le loro proposte” ha continuato la regista.

Timi ha ribadito la necessità di fiducia tra attore e regista, nonostante la massima autorità spetti a quest'ultimo: “Sul set credo in una struttura massima col regista come a un dio. Per metterti a disposizione ci vuole fiducia”.

 

La prima di Venezia

Non è mancato il riferimento alla prima di Venezia. “E' un film serio e delicato, il più bello della mia carriera” ha sostenuto Comencini. “Il film è di tale forza che a Londra, Mantova è stato accolto bene. Quanto è accaduto a Venezia non ha niente a che vedere col film, ma con cose importanti che ho fatto e di cui non posso pentirmi”.

Non resta altro che attendere il 28 ottobre: la spunterà Comencini o le pesanti critiche mosse alla sua ultima fatica?

 

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

giuliabramati alle 14:12 del 28 novembre 2011 ha scritto:

Secondo me il film non meritava le pesanti critiche ricevute a Venezia. è un film particolare che può non piacere, ma giudicalo inguardabile è davvero troppo