Pane, Amore E Fantasia regia di Luigi Comencini
Commedia ItalianaA Sagliena, paese dell’Italia centromeridionale che ancora porta i segni della guerra e di qualche scossa di terremoto, giunge il maresciallo Antonio Carotenuto (Vittorio De Sica), per dirigere la locale stazione dei Carabinieri. Scapolo maturo e con arie da uomo di mondo, la vita di paese sembra andargli stretta, pur se tra gli abitanti vi è chi attira la sua attenzione: la giovane Maria De Ritis (Gina Lollobrigida), detta Pizzicarella la Bersagliera, segretamente innamorata del timido carabiniere Stelluti (Alberto Risso), e la levatrice del paese, Annarella (Marisa Merlini), anche lei con qualcosa da nascondere. Dopo alterne e colorite vicende, sarà proprio il maresciallo a dare una svolta definitiva tanto ai propri che agli altrui problemi sentimentali.
Luigi Comencini (1916-2007), regista e sceneggiatore, si è imposto con uno stile particolare, allontanandosi dai toni neorealisti, o mitigandoli con uno taglio suggestivamente morbido ed armonioso, avvicinandosi agli stilemi propri della cosiddetta “commedia all’italiana”; i personaggi dei suoi film, grazie anche a valide sceneggiature, sono sempre calati nel reale, caratterizzati da varie sfaccettature, estremamente vivi e autentici. La sua estrema sensibilità, si è poi esternata felicemente verso il mondo dell’ infanzia, sin dal documentario Bambini in città, ’46, passando per il bellissimo sceneggiato tv Le avventure di Pinocchio ed arrivando al suo ultimo film, Marcellino, ’92. Il grande successo di pubblico arrivò nel ’53, con Pane, amore e fantasia, che si attirò gli strali del mondo intellettuale e della critica, reo a dir loro di aver tradito il neorealismo: gli stessi giudizi negativi rivolti due anni prima a Renato Castellani per Due soldi di speranza, il cui plot narrativo è del resto molto simile, considerando che lo sceneggiatore, Ettore Margadonna, è lo stesso, insieme a Comencini.
L’immaginario paesino di Sagliena si eleva al ruolo di arcadico microcosmo, simbolo dell’Italia del dopoguerra, passata attraverso l’esperienza fascista e la lotta di liberazione, alla ricerca di una propria identità. Non a caso al centro del film ruotano, come elementi risolutori, le figure del maresciallo, l’autorità costituita, e di don Emidio (Virgilio Riento), il prete del paese, del quale esprime tutta la rassegnazione e il fatalismo. Tra riprese in esterni, l’uso della presa diretta, i dialoghi in dialetto o sottolineati da vari inflessioni, il neorealismo è filtrato dai toni umoristici ed allegri propri della commedia, che avanzano prepotentemente, evidenziati da scaramucce sentimentali, sapidi battibecchi (come quelli tra De Sica e Tina Pica, la domestica Caramella) e momenti di spontanea e sincera tenerezza. Indimenticabile l’interpretazione offerta da De Sica, più bonario padre di famiglia che impenitente dongiovanni, pronto ad arrendersi all’amore rappresentato dalla bella Annarella/Merlini, una delle più valide caratteriste che il cinema italiano abbia avuto, nonostante il suo insistito “per me…oramai…” di fronte a chi gli paventi una probabile unione. La Lollo non sarà mai più così a suo agio come nel ruolo della bella popolana, che, evolvendo il personaggio di Carmela (Maria Fiore) del citato Due soldi di speranza, ben rappresenta un nuovo modello di donna, di ascendenze goldoniane, che si fa padrona del proprio destino. Due sequel, Pane, amore e gelosia, ’54, stessi regista e attori, Pane, amore e…, ’55, regia di Dino Risi e Sophia Loren protagonista, e l’indefinito Pane amore e Andalusia, ’58, di Xavier Setò.
Breve dialogo fra il Maresciallo Antonio Carotenuto ( Vittorio De Sica) e un umile abitante di Sagliena:
Che te magni?
Pane.
E che ci metti dentro?
Fantasia, marescià.
Nastro d'argento 1954 a Gina Lollobrigida come Migliore Attrice Protagonista. Orso d'argento al Festival di Berlino 1954. David di Donatello 1956 a Vittorio De Sica come Migliore Attore.
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