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5/10

Lo Schiaccianoci 3D regia di Andrey Konchalovskiy

Fantastico
recensione di Pasquale D'Aiello

Mary (Elle Fanning) è una bambina di nove anni il cui monotono Natale si riempie improvvisamente di emozioni dopo l'arrivo dello zio Albert (Nathan Lane) che ha un regalo per lei: uno schiaccianoci magico. La sera della vigilia di Natale, il nuovo amico di Mary, lo Schiaccianoci (Charlie Rowe), prende vita e l'accompagna in un viaggio nel suo mondo fantastico fatto di fate, confetti e tanti giocattoli che si animano.

L'eclettico regista russo si cimenta con la favola Lo Schiaccianoci e il Re Topo scritta nel 1816 da E.T.A. Hoffmann, realizzando un'opera che si offre ad una lettura multi-livello. In prima istanza conserva la struttura favolistica che si indirizza ai bambini, raccontando del potere dell'immaginazione che permette di resistere alle piccole e grandi delusioni della vita. Proprio come accade alla piccola Mary che, ritrovatasi senza i genitori, nella notte di Natale riesce a sognare di un mondo fatato in cui i giocattoli prendono vita e la conducono in strabilianti avventure in cui incontrerà tanti amici e conoscerà anche l'amore. Su questo piano il film offre una sontuosa messa in scena che sfrutta il 3D, numerosi effetti speciali e ricostruzione dettagliata dell'ambientazione.

La collocazione spazio temporale è quella della Vienna degli anni '20, scelta spesso battuta anche da altri film di ispirazione favolistica, quali quelli di Miyazaki o Polar Express (2004) di Robert Zemeckis. Alle pareti della casa di Mary sono riconoscibili i quadri del pittore viennese Klimt, nella storia è presente lo scienziato tedesco Albert Einstein (reso in italiano con un fastidioso accento tedesco, incomprensibile se si pensa che tutti i personaggi della storia dovrebbero parlare tedesco) e viene citato in qualche passaggio anche l'inventore della psicoanalisi, l'austriaco Sigmund Freud. Il fatto che Einstein e Freud non vissero nella stessa città è, ovviamente, ininfluente ma resta sostanzialmente ridondante e quasi fuorviante la loro presenza nella storia, non essendo la sceneggiatura riuscita ad amalgamare queste ingombranti figure nell'intreccio narrativo. Costituisce, invece, un gradevole arricchimento la presenza dei quadri del pittore austriaco, dando spessore alla messa in scena. Per la costruzione delle macchine presenti in scena si sono utilizzati modelli disegnati negli anni '20 e contribuiscono a dar vita ad uno sguardo sul futuro visto dal passato che gli autori del film hanno voluto chiamare “retro-futurismo”. La costruzione dei personaggi risente di una certa disomogeneità, soprattutto in relazione al Re Topo, interpretato da John Turturro, che si ispira a Andy Warhol e risulta alquanto distante dalla Vienna anni '20. Resta da annotare, sul piano del racconto favolistico, un'eccessiva faciloneria nella sceneggiatura che rende poco credibili i personaggi.

Esiste anche un altro livello interpretativo del film, che definisce uno scenario chiaramente politico. I topi, nemici dei giocattoli, hanno delle divise militari che richiamano esplicitamente quelle naziste (anche se sono presenti anche alcuni topi in divisa austroungarica). Alcune scene richiamano con forza squarci di metropoli occupate e brutalizzate dall'esercito hitleriano. E se alcune immagini di mucchi di giocattoli da bruciare, richiamano il rogo dei libri organizzato nella Berlino del '33, altre sembrano alludere alle foto di bambini vittime della guerra o addirittura ai cumuli dei cadaveri di ebrei sterminati nei campi di concentramento. Se l'intento educativo poteva essere meritevole, l'effetto prevalente è quello dell'eccessivo contrasto tra l'iconografia magica del natale e quella disumana del progetto nazista. A tenere insieme i diversi e distanti piani del film e recuperare le sue lacune ci prova la brava Elle Fanning che regala una Mary simpatica e credibile.

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