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9/10

Dracula regia di Tod Browning, Karl Freund

Horror
recensione di Gabriele Repaci

Grazie all'aiuto dell'agente immobiliare Renfield (Dwight Frye), giunto sino a Passo Borgo in Transilvania per concludere un affare con Dracula e diventatone schiavo, il Conte riesce ad arrivare sino a Londra in Inghilterra e a stabilirsi nell'antica magione di Carfax Abbey. Dopo aver vampirizzato molte vittime fra le quali la giovane Lucy Wenston (Frances Dade) egli rivolge la sua attenzione su Mina Seward (Helen Chandler), la figlia del Dr. Seward (Herbert Bunston).

Preoccupato per le precarie condizioni di salute della sua amata figliola, il dottore si rivolge al Professor Abraham Van Helsing (Edward Van Sloan) , docente universitario di origine olandese specializzato in fenomeni occulti, il quale capisce immediatamente che la ragazza è vittima di un vampiro.

Dopo aver svelato la vera identità di Dracula Van Helsing riesce a ucciderlo piantandogli un paletto nel cuore.

Prima trasposizione cinematografica ufficiale dell'omonimo romanzo di Bram Stoker il Dracula di Tod Browning è stato spesso preso negli anni a venire come modello dai registi che hanno cercato di riportare sul grande schermo la storia del Vampiro della Transilvania come Terence Fisher o Francis Ford Coppola. Ispirato più alla versione teatrale di Hamilton Deane e John L. Balderston che all'opera di Stoker il film in questione ha il pregio di avere reso famoso Bela Lugosi, il cui vero nome era Bela Blasko, originario di Lugoj nel Banato regione romena fra i Carpazi meridionali e il Danubio. L'attore costretto all'esilio dopo la caduta della Repubblica dei Consigli in Ungheria dove aveva ricoperto la carica di Ministro della Cultura, riparò dapprima a Vienna nel 1919 per poi raggiungere Hollywood dove in seguito al film di Browning divenne una celebrità.

Spinto dalla volontà di fare di Dracula un personaggio metafisico, superiore ai comuni mortali, Bela Lugosi trasformò l’aspetto del vampiro nell'immaginario comune. Se nella prima versione cinematografica non ufficiale di Murnau (Nosferatu – Il Vampiro del 1922), il conte Orlock si rifaceva letteralmente alla descrizione di Bram Stoker «nero dalla testa ai piedi, senza un solo cenno di colore in tutta la persona», il Conte impersonato dall'attore ungherese è un personaggio più curato e affascinante. Indossa il frac, una camicia candida dai bottoncini di madreperla con un fazzoletto che spunta bianco e delicato dal taschino e papillon stretto attorno al collo. Insomma un vero dandy della Londra dei primi del Novecento la cui figura ispirerà anche altri attori cimentatisi nel ruolo di Dracula come Christopher Lee e Gary Oldman.

Il film di Browning rappresenta storicamente l'anello di congiunzione tra il cinema muto e quello sonoro: influenzato dall’espressionismo tedesco (si veda soprattutto la tecnica della macchina da presa mobile che porta lo spettatore “dentro” la storia coinvolgendolo emotivamente) e legato ancora al cinema muto grazie a lunghe sequenze “silenziose” in cui la figura del vampiro domina in lungo e largo la scena, fu il primo film distribuito sia in versione muta che sonora. Oltre a quello di Dracula il personaggio forse più riuscito probabilmente è quello di Renfield interpretato dal grande caratterista americano Dwight Frye. Mentalmente instabile da una parte cerca di seguire le orme del padrone ma nel contempo è tormentato dalla consapevolezza dei crimini che lo sta aiutando a compiere e finisce infine per essere ucciso da Dracula.

Ma forse il merito più grande di questa pellicola consiste nell'aver rilanciato la moda del fantastico che troverà proprio nella Universal, produttrice del film alcune delle sue più interessanti interpretazioni. Di questo film esiste anche una versione spagnola girata nelle stesse scenografie da George Melford e interpretata da Carlos Villaris nella parte di Dracula. Essa è sicuramente superiore per quanto riguarda il livello tecnico della regia, ma purtroppo non brilla dello straordinario talento di Lugosi e della bellissima fotografia.

Nonostante siano passati ben ottantatré anni dalla realizzazione di questo lungometraggio esso riesce ancora a incutere paura e fascino facendo di esso un cult del cinema dell'orrore.

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