V Video

R Recensione

5/10

Forza Maggiore regia di Ruben Ostlund

Drammatico
recensione di Pasquale D'Aiello

Durante una tranquilla vacanza sulla neve una famiglia svedese rischia di rimanere travolta da una valanga. Difronte al rischio imminente il padre non reagisce con il coraggio che ci si attenderebbe da lui e questo mette in crisi tutti i rapporti familiari.

Durante una tranquilla vacanza sulla neve una famiglia svedese rischia di rimanere travolta da una valanga. Di fronte al rischio imminente il padre non reagisce con il coraggio che ci si attenderebbe da lui e questo mette in crisi tutti i rapporti familiari. Il regista, anche sceneggiatore, si pone l'obiettivo di indagare nel profondo quali siano i meccanismi inconsci che intervengono nei frangenti in cui la vita è messa a rischio. Ostlund ha ben chiaro che nel nucleo della coscienza di ognuno si agitano forze primordiali, tra le quali l'istinto di sopravvivenza ha spesso le meglio rispetto alle spinte sociali e politiche che chiamano l'individuo a sacrificarsi per il bene della specie o dell'identità della propria cultura dei appartenenza. Il tema è complesso ma nella prima parte del film il regista dimostra un controllo formale degli strumenti di scrittura e di regia tali da lasciar supporre di riuscire a penetrare con acutezza il groviglio di sentimenti che ha deciso di illuminare. Con uno stile sobrio e minimale, attraverso dialoghi naturali ma essenziali, ottenendo dagli attori una recitazione attenta ad ogni singolo dettaglio e con l'ausilio di una fotografia suggestiva (dove emerge la precedente esperienza da regista di video sciistici) che rende intensi anche i paesaggi e gli interni più semplici, si squaderna con grande efficacia il tema che ci si appresta ad indagare. Ad un tratto si percepisce persino la possibilità che la storia possa ampliare la propria valenza concettuale fino ad affrontare il tema della crisi del modello maschile nelle società nordiche. Infatti appare come strettamente connessa alla tematica principale quella del rapporto tra i ruoli uomo-donna. Viene spontaneo chiedersi per quale motivo un uomo dovrebbe conservare il ruolo di protettivo pater familias quando in tutto e per tutto le sue funzioni sono state parificate a quelle della donna. Ma tutte queste attese vengono frustrate nella seconda parte del film in cui a partire dall'esplosione della crisi del padre si perde il controllo dei mezzi espressivi ed anche la credibilità dei personaggi. La trama si aggroviglia su alcuni episodi ambigui che non conducono in nessuna chiara direzione. Un coetaneo del protagonista è coinvolto in una relazione con un donna più giovane in cui lui ha il ruolo della personalità più debole e quando dalla sua giovane partner riceve una critica sulla propria maturità sembra accoglierla e concretizzarla in un atteggiamento che dovrebbe apparire maturo ma sembra grottesco (quando aiuta a sfollare un autobus in toni melodrammatici). Per superare la crisi coniugale i due genitori non trovano nulla di meglio che avventurarsi in una pericolosa sciata nella fitta nebbia con i figli piccoli. Qui lei ha un piccolo incidente, il marito la raccoglie ma questo semplice gesto viene sottolineato dal regista con una musica epica, come se questo evento potesse essere in grado di risolvere i gravi conflitti che si sono creati. Per sottrarre ulteriormente credibilità la donna si riprende dall'incidente con velocità sorprendente. Nel finale la madre si rende protagonista di un gesto che sembra ispirato ad autonomia e coraggio di fronte ad un pericolo imminente ma poi si "salva" da sola senza aiutare prima i figli a farlo. Ma era davvero una situazione di pericolo? Tutti la seguono tranne una sua amica che, a differenza sua, non è fedele al marito e vive in libertà la propria sessualità. C'era, dunque, una connessione tra i ruoli sociali e l'ascolto degli istinti primordiali? Ma a questo, come al tema dell'identità del maschio, il regista non prova più a rispondere. Ormai il film è finito. E forse è meglio così perchè Ostlund probabilmente non è così profondamente consapevole della crisi dei ruoli nelle società avanzate occidentali e forse voleva davvero parlare solo dell'imprevedibilità delle reazioni umane difronte al pericolo, a prescindere dal sesso e dal ruolo sociale. Un vero nordico politically correct.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.