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7/10

Noi Albinoi regia di Dagur Kári

Drammatico
recensione di Pasquale D'Aiello

Nói, ragazzo bizzarro e allampanato, vive in un piccolo paese sulla costa islandese assieme alla nonna e sporadicamente vede il padre, tassista alcolizzato che tratta il figlio più come un fratello minore che come un rampollo; la madre non c'è e non viene mai nemmeno menzionata.

Nonostante Nói abbia indubbie facoltà mentali (vince a mastermind in poche mosse e completa il cubo di Rubik in pochi secondi), diserta la scuola per la quale nutre il più profondo disinteresse e se ne va in giro a camminare per il paese compiendo sempre le stesse azioni: va dal libraio, passa al distributore di carburante a prendersi una birra (con i soldi ottenuti manomettendo la slot machine dello stesso benzinaio) e infine se ne torna a casa per rinchiudersi nella sua cantina sotterranea la cui botola è camuffata in maniera tale che nessuno sappia del suo rifugio...

 

 

Noi è un ragazzo islandese, è intelligente, vitale, pieno di santa voglia di vivere. Ma l'Islanda non si dimostra il posto più adatto per esprimere queste qualità, sembra preferire ragazzi timidi e oppressi, adulti tristi e vinti, anziani inebetiti. Quando impenetrabili montagne sovrastano la tua vita, il freddo penetrante ti sfibra la volontà e un sole avaro ti nega il piacere della luce ogni entusiasmo si spegne e la vitalità rischia di apparire come una sfida al sistema sociale.

Noi è incompreso, quasi messo al bando, la sua esuberanza è insubordinazione, la sua stessa follia resta incompresa. Quando ogni gesto di resistenza all'omologazione gli è impossibile si rifugia in una cantina, da solo, per sfuggire alla normalità del mondo che lo circonda.

Eppure sarà la natura a riprendersi i suoi prodotti malati, seppellendo i concittadini di Noi sotto una valanga. Non è un riedizione della tesi della provvidenza della natura e nemmeno della sua ostilità ma certamente della sua centralità nella nostra vita e ancor di più un inno alla resistenza, al coraggio di sfidare le convenzioni, senza temere di essere minoranza.

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hayleystark (ha votato 7 questo film) alle 9:11 del 30 ottobre 2011 ha scritto:

Che perla hai rispolverato! Quando lo vidi per caso su Sky un bel po' di anni fa mi lasciò con un senso di straniamento difficilmente descrivibile, tale era la solitudine - dell'individuo e degli spazi - che aveva saputo rappresentare. La scena della pentola di sangue, poi, resta indimenticabile.