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R Recensione

6/10

Giu Al Nord regia di Dany Boon

Commedia
recensione di Diego Sali

Philippe Abrams, direttore delle Poste in una città della Provenza, sotto le pressioni della moglie cerca in ogni modo di ottenere un trasferimento in una località marittima della costa francese mediterranea.

Persa la possibilità di ottenere un posto a Cassis poiché preceduto in graduatoria da un disabile, ottiene invece il trasferimento a Sanary-sur-Mer, dopo che si finge egli stesso invalido. Si fa però ingenuamente scoprire e per non essere licenziato accetta come punizione un trasferimento nel freddo Nord nella piccola cittadina di Bergues, nei pressi di Lilla. Credendo di trovare un freddo polare e l'ostilità degli Ch'ti, gli abitanti del Nord, che vengono descritti dai Francesi del sud come minatori musoni

 

C'e un grande proverbio ch'timi che dice : quando uno straniero viene a vivere al nord raglia due volte : una quando arriva e una quando parte.

Premessa d’obbligo: chi è in cerca del cinema d’autore francese o di un capolavoro moderno è pregato di non avvicinarsi alla pellicola firmata nel 2007 da Dany Boon e che è stata capace di portare nelle sale francesi piu di 20 milioni di spettatori (secondo solo a Titanic).

Quali le ragioni di questo successo dunque ? Il cast non è esattamente hollywoodiano, il budget potrebbe essere quello di un qualsiasi film indipendente e il traino pubblicitario è stato prossimo allo zero.

Anche la recitazione, per quanto sufficiente, non entrerà a far parte del gotha del cinema e gli sketch che compongono la colonna portante sui quali si basa il film, per noi italiani potrebbero risultare incomprensibili, privi di senso e soprattutto per nulla umoristici.

La parte centrale del film si snoda attraverso le grottesche ansie e paure della moglie nei confronti del Nord della francia (il freddo, la gente inospitale ed alcolista), che verranno smentite col passare dei giorni dall’ambiente accogliente ed amichevole che Philippe troverà al suo arrivo,nonostante lo scetticismo e le difficolta linguistiche, sulle quali si basano la maggior parte degli equivoci.

Paradossalmente Philippe si troverà dunque a dover mentire a sua moglie non per impedirle di raggiungere Bergues ,dove lei ovviamente crede che il marito stia vivendo una vita d’inferno e sofferenze, ma bensi per impedirle di raggiungerlo in quanto il loro rapporto è migliorato da quando gli incontri con Julie si sono limitati al fine settimana. Quando Julie scopre l’inganno che il marito ha portato avanti per più di due anni e decide di tornare al suo paese natale, Philippe, che nel frattempo ha già ricevuto l’avviso di traferimento, decide di tornare dalla moglie: un chiaro messaggio, semplice e banale se si vuole definirlo così, che l’interesse e i rapporti personali dovrebbero andare ben oltre una semplice appartenenza geografica.

La chiave del successo di Giù al Nord risiede in una motivazione molto semplice: il regista non vuole dare risposte definitive o di natura sociale, politica o addirittura morale sul problema dell’intolleranza tra nord e sud. Probabilmente conscio dell’impossibilità di districare in due ore un argomento cosi complesso culturalmente e reso ancor piu difficile dalla propaganda politica e molte volte dalla stupidita e ignoranza della gente, si limita attraverso l’ironia e l’umorismo a sdrammatizzare e allo stesso tempo a far riflettere in minima parte sulle paure e sui falsi miti che spesso dividono nord e sud della stessa nazione.

Le solite divisioni faziose tra chi preferisce uno stile di vita o una cultura rispetto ad un altra, Boon non le prende neanche in considerazione: ci invita al rispetto dell'altrui cultura (che non significa rispetto tout court di qualsiasi atteggiamento o comportamento umano) e al mantenimento della propria che deve essere sacro e tramandato di padre in figlio. La sua volontà è di dimostrare come l’errore di base sia essere prevenuti ed avere pregiudizi su popoli e tradizioni prima di poterle conoscere a fondo in tutti i suoi aspetti, rimarcando come la diversità sia un valore aggiunto e prezioso se visto sotto una giusta prospettiva che dev'essere sia di interesse sia di rispetto della cultura che si va ad esplorare.

 

V Voti

Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 6 voti.

C Commenti

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bargeld (ha votato 7 questo film) alle 15:31 del 16 dicembre 2009 ha scritto:

divertente, sottile, commovente.

fabfabfab (ha votato 8 questo film) alle 22:29 del 18 dicembre 2009 ha scritto:

Ho riso come un pazzo. Comicità molto fine eppure facilmente intellegibile. Un piccolo miracolo, secondo me.

Peasyfloyd (ha votato 5 questo film) alle 20:46 del 19 dicembre 2009 ha scritto:

a me non ha convinto. Inizia forte è vero, ma la seconda parte è un declino continuo, e si scade pure un pò nel melenso. I cinque minuti del colloquio di lavoro iniziale sono da storia del cinema comico ma per il resto è loffio

SanteCaserio (ha votato 5 questo film) alle 0:26 del 21 dicembre 2009 ha scritto:

Concorde con Peasy

Consigliato da diversi amici si è rivelata una delusione dopo la prima parte. Mi è sembrato si appiattisse sullo scontato...