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4/10

The search regia di Michel Hazanavicius

Drammatico
recensione di Pasquale D'Aiello

Il film è ambientato durante la seconda guerra cecena, nel 1999, e racconta di quattro destini che la guerra porterà a incrociarsi. Dopo l'assassinio dei genitori, un ragazzino scappa dal suo villaggio e si unisce al fiume di profughi dove incontra Carole, responsabile di una missione dell'Unione Europea. Grazie al lei tornerà piano piano alla vita. Nello stesso tempo, Raissa, sua sorella maggiore, lo sta cercando senza sosta tra i profughi. Da un'altra parte, Kolia, giovane russo di 20 anni viene arruolato nell'esercito. Piano piano la guerra diventerà il suo pane quotidiano.

Michel Hazanavicius, già premio Oscar alla regia per The artist (2011), si applica (sua anche la sceneggiatura) ad una storia dalle intense tinte drammatiche e di forte valenza politica. La struttura narrativa è presa in prestito dall'omonimo film di Fred Zinnemann del 1948, uscito in Italia con il titolo Odissea tragica ma l'ambientazione non è più quella successiva alla seconda guerra mondiale bensì il dopoguerra della seconda guerra cecena. Pur con qualche incertezza recitativa, dovuta probabilmente alla non perfetta direzione di alcuni attori non professionisti, l'impianto drammaturgico regge e nel finale trova lo slancio con il quale riesce a riconciliare le vicende che il montaggio alternato aveva accostato senza particolare efficacia. Da evidenziare lo sforzo di realismo che ha portato ogni attore ad interpretare il proprio ruolo nella lingua diegeticamente corretta (russo, ceceno, inglese, francese). Il personaggio femminile protagonista è interpretato dalla moglie del regista, Bérénice Bejo, che impersona una funzionaria della commissione europea per i diritti umani. Su questo personaggio aleggia una certa mancanza di forza espressiva che in parte può essere dovuta ad un certo didascalismo che la sceneggiatura o l'attrice hanno utilizzato per costruirlo. In ogni caso, il film riesce a raggiungere il proprio obiettivo di denunciare gli orrori della guerra, di quella cecena in particolare, ed in special modo le sofferenze che i bambini patiscono in quegli scenari. Ma il film si propone anche la finalità di una specifica denuncia contro la Russia per l'efferatezza con cui ha condotto quella guerra, macchiandosi di terribili atrocità. Sulla scorta di questa impostazione, totalmente unilaterale, i soldati russi vengono dipinti come insensibili macchine da guerra che, opportunamente manipolati dai loro comandanti, si abbandonano a gesti di gratuita crudeltà contro la popolazione civile. Tralasciando di analizzare una certa mancanza di originalità con cui il regista ricostruisce l'addestramento dei soldati russi, copiando in modo quasi imbarazzante da Full metal jacket (1987) di Stanley Kubrick, vale la pena di soffermarsi sulla graniticità della sua posizione politica anti-russa. Senza voler negare le violenze e le crudeltà che certamente sono avvenute in una guerra che è stata tra le più cruente del periodo recente, è altrettanto vero che esse sono avvenute anche da parte cecena. Pur nell'ipotesi, che probabilmente Haznavicius assume, ovvero che le responsabilità geopolitiche siano state prevalentemente russe, si dovrebbero svolgere anche altre considerazioni. La contrapposizione tra la Cecenia e la Russia, iniziata nel 1994, vede concretizzarsi una notevole presenza di combattenti islamici, la cui forza militare deve farsi risalire all'addestramento e all'armamento di matrice statunitense in funzione anti-URSS nel conflitto afgano. E' di tutta evidenza che tale presenza rappresenta un fattore di forte ridimensionamento delle pretese di autonomia di quella regione. Ad Hazanavicius forse sfugge anche che in quella guerra i combattenti islamici non esitarono a riprendere in video sgozzamenti di soldati russi, compiuti in nome del loro dio, a questi gesti si devono aggiungere i massacri compiuti da terroristi ceceni in scuole ed ospedali in territorio russo. Realizzare un film politico schierato esclusivamente in funzione anti-russa a cosa serve? A semplificare artificiosamente una situazione che non è affatto lineare? A legittimare la creazione di governi teocratici? La realtà offriva abbondanti spunti di critica alla condotta militare del governo russo e alle sue pretese egemoniche ma un'impostazione così povera ed unilaterale ha reso vana questa occasione di approfondimento su un gravissimo conflitto del nostro tempo e decisamente meno interessante il film.

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alexmn 6/10

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