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R Recensione

7/10

Napoleon Dynamite regia di Jared Hess

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Il giovane Napoleon Dynamite vive la sua vita di adolescente, dividendosi tra casa e scuola e cercando un posto nel mondo attraverso le attività che lo rendono felice come il disegno o la ricerca di un'anima gemella...la sua diversità gli rende difficile fare amicizie importanti, ma a poco a poco il contatto con persone che hanno i suoi stessi problemi lo aiuta a guadagnarsi la stima di tutti.

Il cinema americano ci riserva delle sorprese. Una di queste è Napoleon Dynamite: un film che, di primo acchito, può sembrare frivolo, ma che a ben guardare ci racconta una storia di alterità capace di farci riflettere. Alterità perché il protagonista Napoleon è una persona con dei limiti e che proprio per questo viene schivato dalla maggior parte dei suoi colleghi al liceo. Vive in una famiglia atipica, senza padre né madre, ma solo una nonna, piuttosto eccentrica, uno zio che crede di vivere all’inizio degli anni ’80, e un fratello che passa la maggior parte del tempo a chattare al pc, senza nulla concludere nonostante superi abbondantemente i trent’anni.

Ma, nonostante questa atipicità, Napoleon non si fa condizionare e cerca di stringere rapporto con persone anche loro escluse dalla massa come Pedro, emigrante messicano e la piccola Deb (interpretata da una magnifica Tina Majorino) , formando così una famiglia di amici che condividono la sorte dell’esclusione. Ciò permette loro di acquisire una certa sicurezza e di mostrare al mondo che anche loro hanno da dire qualcosa, pur nella loro diversità. Pure loro possono aspirare a partecipare al consiglio di istituto e possono partecipare al ballo di fine anno. Il regista talvolta calca la mano, ma in qualche modo ama questa diversità e la protegge mostrandocene anche il lato positivo.

L’innocenza e la semplicità di queste persone non smette di stupirci e di farci aspirare ad assaporare la vita con occhi diversi, tanto che alla fine siamo pronti come Napoleon al termine della pellicola a chiedere al nostro vicino di giocare con noi, certi che quel gioco esprime la felicità e la pienezza della nostra vita, il nostro essere per l’altro, in un continuo dialogo pur nella nostra solitudine.

Registicamente ci piace la scelta dei titoli di testa, realizzati a partire da oggetti della vita quotidiana come piatti, libri, matite, forbici, per non parlare  dell’ambientazione nel magnifico Idaho che, con i suoi paesaggi porta tranquillità e ci parla di una vita contadina ancora in atto. La fotografia esalta le tinte cariche, i colori saturi e si avvicina alla fotografia di un buon telefilm, senza aspirare ad imporsi per originalità. Un film a tratti  surreale che però ci dona un senso della realtà rinnovato e ci infonde speranza e la dona a chi si sente diverso e talvolta distante dal sentire comune.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 2 voti.
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alexmn 8/10

C Commenti

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bargeld (ha votato 7 questo film) alle 12:29 del 16 ottobre 2010 ha scritto:

E' uno di quei film che il fruitore medio detesta e l'intenditore adora... io non sono nè uno nè l'altro ma mi è piaciuto molto (inutile dire che ho la maglia 'vote for pedro' )