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4/10

Koda, Fratello Orso regia di Aaron Blaise, Robert Walker

Animazione
recensione di Alessandro Giovannini

Il film è ispirato ad una leggenda peruviana (ma Wikipedia riporta anche influenze dal Re Lear di Shakespeare), e narra della vita di tre fratelli appartenenti ad una non meglio specificata tribù di Indiani  d'America. Dando la caccia ad un orso, Kenai, il più giovane dei tre, causa la morte del fratello maggiore Sitka. Giurando vendetta, insegue ed affronta l'orso, eliminandolo. Ma gli spiriti puniscono questa azione dettata dalla collera, trasformando Kenai in un orso: potrà sciogliere la maledizione solo andando presso una montagna particolare; nel suo viaggio fa diversi incontri, compreso l'orsetto Koda, con cui instaura un rapporto di affetto fraterno.

L'animismo congenito nel film, pieno di spiritualità pagana (che però sa anche di filosofia new-age panteista) ha fatto storcere il naso ai cattolici più ferventi, specie per la presenza di un'anima negli animali e quindi nella loro equiparazione all'uomo; non dimentichiamo poi che per la prima ed unica volta un personaggio Disney si suicida (anche se per salvare i compagni). Al di là di questi dibattiti, che lascio a chi ha tempo da perdere con simili diatribe teologiche, il film, realizzato con scarso ricorso alla CGI (è la terza ed ultima produzione dello studio di Orlando della Disney, chiuso nel 2004 in concomitanza con un massiccio orientamento dell'azienda verso la produzione di film in computer graphic; gli altri due sono Mulan e Lilo & Stitch) soffre di una certa confusione di scrittura, con anime di qua e di là, spiriti che si reincarnano, voci trascendenti e morti che ritornano, a discapito di una costruzione vera e propria dei personaggi, che si riducono a "emozioni in movimento": Kenai è la rabbia e l'orgoglio, Sitka la saggezza, etc. I  personaggi di contorno sono poco sfruttati: oltre alla solita coppia comica (che non fa poi tanto ridere), figurano solo Koda e la vecchia della tribù come figure di qualche interesse. Anche le musiche (ancora canzoni di Phil Collins) sono sottotono, con canzoni anonime che si scordano presto.

Si salva il bel rapporto fra Koda e Kenai, non privo di momenti intensi. Ma una storia strappalacrime con qualche rimando generico a concetti di lealtà, coraggio e responsabilità non è abbastanza per giustificare la visione.

I bambini appassionati di orsi rimarranno contenti, comunque.

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