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R Recensione

6/10

Mulan regia di Tony Bancroft, Barry Cook

Animazione
recensione di Alessandro Giovannini

Medioevo cinese. Mulan è una giovane ragazza di buona famiglia. Gli unni invadono la Cina. Per decreto imperiale, ogni famiglia deve dare un soldato all'esercito. Il padre di Mulan, unico maschio nella sua famiglia, è vecchio ed infermo. Così Mulan ruba la sua vecchia armatura di notte e, fingendosi uomo, si arruola al posto suo. Ne capiteranno di tutti i colori.

Ispirato al racconto tradizionale cinese di Hua Mulan, il film fu concepito inizialmente come un corto per la distribuzione in VHS nel 1994, ma poi il progetto si è ingigantito, con animatori inviati in Cina per un "viaggio ispiratore" e l'utilizzo massiccio di software di vario tipo: quello di "crowd simulation" Attila, per gestire le imponenti masse di personaggi nelle scene di battaglia; una sua variante detta Dynasty per la sequenza finale alla corte imperiale, in cui vengono "mobilitati" circa 3000 personaggi; l'interfaccia RenderMan della Pixar per la resa fotorealistica di tali soggetti; Faux Plane, per aggiungere profondità ai fondali dipinti: insomma un ricorso agli effetti speciali più mascherato che in passato, ma invero ancor più profondo.

Poco da eccepire su questo film, ottimamente realizzato (con uno stile di disegno orientaleggiante che si discosta dalle forme più canoniche di rappresentazione di ambienti e personaggi) una storia che fa perno su sentimenti di orgoglio, dedizione, responsabilità, coraggio, amore e senso del dovere (verso la famiglia, ma prima di tutto verso il proprio paese: il patriottismo sfrenato come ponte di collegamento fra USA e Cina?), una sceneggiatura che poggia su basi ben rodate ma che riesce a tener viva l'attenzione, un ottimo co-protagonista (il casinista draghetto Mushu) ed un perfido antagonista (sebbene un po' granitico).

Grande pregio: l'epica colonna sonora di Jerry Goldsmith (Chinatown, Alien, Star Trek...).

Qualche difetto: prevedibilità di fondo, personaggi maschili (la maggioranza) un po' anonimi, la tendenza alla riduzione di una cultura millenaria e distantissima dalla nostra a qualche stereotipo sull'onore e le buone maniere, cosa in certa misura inevitabile e scusabile....ma tant'è.

Qualche critica da parte degli ambienti femministi non ha frenato il successo di pubblico (oltre 300 milioni di dollari al botteghino)

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 4 voti.
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