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6/10

Mot regia di Hobin Seo

Drammatico
recensione di Alessandro Giovannini

Un gruppo di amici compagni di liceo; la festa di compleanno di una ragazza del gruppo celebrata con un falò notturno ai bordi di uno stagno. Una del gruppo si sente male perchè ha preso freddo: altri due, un ragazzo e uan ragazza segretamente fidanzati, prendono lo scooter per passare da casa e prendere delle coperte; sulla via del ritorno fanno un incidente mortale per lei. Ci saranno conseguenze destinate a segnare le vite degli altri amici anche ad anni di distanza, al ritorno di uno di essi al paese dopo il servizio militare.

Per i primi 40 minuti il film funziona come un meccanismo a orologeria: senza ricorrere ad alcun McGuffin, la regia di Hobin Seo riesce a far trapelare un senso di attesa per qualcosa di inquietante che sta per accadere; le location stilizzate di un'anonima campagna rinsecchita e brulla, i lunghi pianisequenza privi di musica in cui i personaggi chiacchierano del più e del meno con una recitazione naturalistica, poi la notte che arriva ed il falò che si accende, il rimuginare interiore carico di presagi di uno dei protagonisti (che ha scoperto poche ore prima l'infedeltà della propria madre), il viaggio in scooter nella campagna senza illuminazione, quasi risucchiato dalla notte, sono tutti elementi che contribuiscono alla resa di un'atmosfera misteriosa e tesa.

Il film è stato paragonato per l'impianto narrativo a Mystic River, non a torto, dato che la successiva ora sposta la diegesi avanti di quattro anni per mettere in scena le conseguenze tragiche di quella notte ad anni di distanza; d'altro canto l'espediente narrativo del passato che ritorna non si può certo accreditare ad un singolo regista, dato che è un topos narrativo comune ad artisti (ed arti) delle epoche più svariate. E' un peccato che il film non riesca a mantenere anche nella seconda parte la stessa tensione del lungo antefatto: il racconto si fa più sfilacciato a livello di ritmo e meno verosimile circa gli sviluppi, per poi congedare lo spettatore con un finale in sospeso del tutto insoddisfacente.

Ne maleficia soprattutto il terzetto di interpreti principali che, a fronte di linee di dialogo talvolta un po' enfatiche, offre interpretazioni invidiabili considerata la giovane età del cast: molte le scene giocate sull'oscillazione sottile da un'emozione all'altra, considerando come già detto che si tratta spesso di pianisequenza lunghi vari minuti; la sceneggiatura rarefatta ne impedisce però un tratteggio psicologico a tutto tondo, il che li rende troppo simili a personaggi fantasmatici alla Ki-duk Kim come il protagonista di Ferro 3 o la famiglia di Moebius.

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