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5/10

Un Amore di Gioventu regia di Mia Hansen-Love

Drammatico
recensione di Pasquale D'Aiello

Camille ha 15 anni, Sullivan 19. Il loro amore, nato durante l'estate, è intenso e passionale, ma Sullivan deve partire per il Sudamerica e Camille si ritrova sola. Gli anni passano e la ragazza non sembra riuscire a dimenticare, finchè non conosce un maturo architetto di cui diventa assistente e amante. Ma proprio quando tutto sembra andare per il meglio, Sullivan si riaffaccia nella sua vita...

Camille e Sullivan si amano di un amore profondo. La loro storia inizia nell'ultimo anno dello scorso millennio. Anche se è poco più che una ragazzina per lei l'amore è la sua ragione di vita invece il suo compagno sente forte l'esigenza della libertà e della scoperta di sè e per seguire il suo istinto parte per un lungo viaggio che segnerà anche l'interruzione del loro rapporto: quando questo accade è il primo anno del nuovo millennio. Camille riesce faticosamente ad uscire dallo stato di prostrazione in cui era precipitata dopo l'abbandono. Trova un forte sostegno nella scoperta della sua passione per l'architettura che le permetterà anche di trovare un nuovo amore, Lorenz, un affascinante architetto molto più grande di lei.

Camille è certa dei suoi sentimenti per Lorenz al punto di aspettarne un figlio ma, saputo del ritorno di Sullivan, decide di rivederlo e scopre di amarlo ancora: anno 2007. Da questo momento in poi Camille entra in una nuova fase della sua maturazione sentimentale e dovrà sperimentare sensazioni di cui forse non supponeva l'esistenza: la persistenza carsica di un amore del passato, l'intrecciarsi di passioni per persone diverse. Il racconto lascia emergere il potere che le emozioni impresse nella memoria hanno nel determinare i desideri e creare incertezze ed ambivalenze. Il senso dell'indecidibile nella conoscenza dei propri sentimenti più profondi è senz'altro una delle cifre più significative del film.

Probabilmente nelle intenzioni della regista vi era anche la volontà di indicare un suggerimento pragmatico e positivo nella risoluzione delle “intermittenze del cuore” che inducesse a proiettarsi totalmente nel futuro per la conduzione della propria vita. Infatti afferma di essersi ispirata ad una frase di Søren Kierkegaard nella scrittura della sceneggiatura: “la vita non può essere compresa che tornando indietro, ma deve essere vissuta andando avanti”. Per fortuna del film, questo suo tentativo, affidato ad una simbolica scena finale, non può dirsi ben riuscito e, quindi, la narrazione conserva un andamento inconcluso che la salva da banali psicologismi positivisti e preserva una fluida struttura “proustiana” che meglio rappresenta l'andamento incontrollabile dei sentimenti e della memoria.

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alexmn 5/10

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