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5/10

Eden regia di Mia Hansen-Løve

Commedia
recensione di Alessandro Giovannini

Nascita e diffusione della electro-dance music in Francia, dal punto di vista di Paul (Felix De Givry), aspirante DJ, dai primi anni '90 ai giorni nostri.

Lo dico da subito, il maggior "difetto" del film è il tema trattato: un argomento talmente di nicchia che, sebbene costituisca una premessa narrativa interessante perchè apre le porte di un mondo praticamente ignorato dal cinema fino ad oggi, rischia di attirare ben poco pubblico, o semplicemente di non giusitifcare una durata di 131 minuti. Più di due ore in cui, tra l'altro, l'ascesa e diffusione di questo genere musicale in Francia, diffusosi grazie alle spinte innovative provenienti da nuovi generi musicali statunitensi e da menti creative del mondo delle discoteche parigine,  fa da cornice alla vicenda di Paul, la cui vita sregolata alla ricerca del successo in questo campo musicale lo porta ad abbandonare gli studi e a scivolare nell'abuso di droga. Se da una parte quindi la regista Mia Hansen-Løve, che ha scritto il film assieme al fratello Sven (cui il protagonista della vicenda è ispirato) mostra di conoscere ciò di cui parla, è un peccato che paradossalmennte l'argomento che dovrebbe essere il cardine della storia non sia poi tanto approfondito: a parte nominare i Daft Punk e ricorrere ad una colonna sonora ininterrotta per tutto il film a pezzi appartenenti a questi generi musicali, il film è troppo fumoso per avere un qualche valore documentaristico, coiscchè il suo contenuto informativo possa essere sufficiente solo a chi già conosca l'argomento, rischiando di risultare ostico per chi non è avvezzo all'ascolto di tale tipo di musica o non sia abituale frequentatore di discoteche.

Il succo della storia, proprio come nel suo Un amore di gioventù, rimangono le paturnie sentimentali del protagonista Paul che passa da una ragazza all'altra, alcune più scombinate di lui altre meno, ed alla frequentazione del suo gruppo di amici/conoscenti con cui discorre di vari argomenti fra cui ovviamente la musica. L'impressione è che alla fine siano questi i temi che interessano la regista, o almeno quelli in cui si senta più a suo agio, ed il resto non sia che una cornice un po' più inusuale del solito. E' un peccato perchè nessuna delle due componenti del film risultano in questo modo particolarmente approfondite o interessanti, e tutto si riduce ad assistere alle ben poco coinvolgenti vicende del protagonista (e di vicende di giovani artisti o aspiranti tali distrutti dai propri vizi ne è pieno il cinema). senza contare che a livello di messinscena il tutto si traduce in lunghe scene dialogiche in interni fra i personaggi del film o ad estenuanti sequenze in ambiente discotecaro, che non offrono altro che svariati minuti dedicati a gente che balla.

Eden è quindi un film che non mi sento di consigliare, purtroppo: la recitazione del cast principale e la componente documentaristico/musicale dell'opera avrebbero meritato un film migliore.

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