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R Recensione

6/10

A Lady in Paris regia di Ilmar Raag

Drammatico
recensione di Pasquale D'Aiello

Un'anziana signora di origine lettone, da molto tempo emigrata a Parigi, dopo una vita di successi e di avventure si ritrova a vivere i suoi ultimi anni da sola. Accanto a lei solo un uomo, suo ex amante, molto più giovane di lei. Il rapporto tra i due non sembra in grado di reggere al peso del tempo che è passato ma l'arrivo di Anna, una donna estone, cambierà gli equilibri e le relazioni.

Due donne, due paesi, due classi, un incontro. Fuggire, viaggiare, cambiare la vita e al termine del viaggio ritrovare una connessione con il nucleo sentimentale d'origine. Un'anziana signora di provenienza estone, dopo una vita piena di successi e sperimentazioni sentimentali, deve fare i conti con il pensiero della morte e con la solitudine. Accanto a lei è restato solo un uomo (Stéphane), molto più giovane di lei, una sua grande passione del passato. Ed ora che l'amore è lontanissimo nel tempo, a lei resta solo la bellezza del ricordo solo a lui solo la compassione e l'attesa della morte che lo sciolga dall'ingombrante presenza della donna che ha amato (Frida, interpretata da Jeanne Moreau). In questo menage di sentimenti estinti, di attesa e di cupio dissolvi si inserisce Anna, una donna estone che dopo la morte della madre si recherà a Parigi per assistere Frida. Anna appartiene ad un'altra classe sociale, ha vissuto in un paese lontanissimo dalle abbaglianti luci parigine. E sarà proprio questa distanza a innestare nella vita di Frida quel senso di concretezza e di verità che aveva perduto confondendo la libertà con la frivolezza. La presenza di Anna è determinante anche per l'ex amante di Frida. A lui riuscirà a far giungere l'eco dell'amore che aveva provato per Frida nel passato. Un'onda flebile che non incendia cuori ma esalta la vita, anche se è solo quella declinante di un'antica amante. A questo esito contribuisce probabilmente anche un rapporto passionale tra i due, che nel film viene solo adombrato. E che si porrebbe anche come “sostituzione” di persona in grado di espandere il potenziale d'amore fino ad includere Anna nell'antico binomio originario.

Il regista estone lavora sui dettagli per ricostruire le distanze che separano l'Estonia dalla Francia, che non sono minori di quelle che separano Frida da Anna. Anna inizia il suo viaggio da un fredda notte invernale del paese baltico ex sovietico, dominato da colori freddi e scuri. Giungerà in una Parigi da sogno, piena di profumi, vestiti, luci e bellezze. Eppure gli eventi incontrovertibili della vita si incaricheranno di realizzare un vero e proprio chiasma dei destini, per cui sarà una donna semplice venuta dai bui e poveri scenari artici a rischiarare il tramonto di una vita spesa tra le scintillanti luci dell'occidente.

Il film, che ha ricevuto il premio della giuria ecumenica all'ultimo festival di Locarno, si offre come un'occasione di riflessione sui temi dell'amore e della morte. E se questi concetti sono troppo complessi e sfuggenti perché qui si riesca a dire qualcosa di decisivo è pur vero che forse a volte basterà una parola, un gesto, uno sguardo affinché da una semplice storia raccontata si possa riconoscere un frammento di vita, di quella vissuta che si ricorda e forse anche di quella futura che solo a malapena si può immaginare.

 

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