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8/10

500 Giorni Insieme regia di Marc Webb

Commedia
recensione di Federico Sargatti

 

Il film è presentato seguendo una narrativa non lineare; la trama è scritta secondo le vicende in ordine cronologico.

Tom Hansen vive a Los Angeles, è un giovane scrittore di cartoline presso una società di biglietti d'auguri che si esercita anche per diventare un architetto. Alla società di cartoline arriva Sole Finn, la nuova assistente del capo, e viene presentata a Tom; per lui è subito colpo di fulmine, ma i due punti di vista nettamente contrari sull'idea di rapporti privati faranno evolvere le cose in maniera imprevista.

 

Intanto iniziamo per una volta deprecando in maniera assoluta la scelta del titolo italiano dato all’esordio di Marc Webb, che nell’originale inglese aveva pensato a un buon 500 days of Summer. Sembrerà una cavolata, direte voi, mentre non lo è proprio. Nel film la protagonista (Zooey Deschanel) si chiama Summer (tradotto in italiano con Sole). I 500 giorni sono quindi quelli che Tom Hansen (Joseph Gordon-Levitt) passa con Sole-Summer, di qui il bel giochino di parole con il titolo. E pensare che per avere una traduzione un minimo decente bastava titolare 500 giorni di Sole per risolvere il problema. Giusto per dire che c’è gente che non sa fare il proprio mestiere. Fateci caso e ogni tanto incazzatevi, che non guasta.

Ma bando alle ciance andiamo al succo della questione: primo lungometraggio di Marc Webb, uno che negli ultimi dieci anni si è dato leggermente da fare nel campo del videoclip (altresì detto video musicale). Questa caratteristica tecnica emerge nitidamente in 500 giorni insieme, affiancandosi con successo ad un certo languore poetico e spensierato tipico delle prime opere di Michael Gondry. L’effetto è una commedia romantica, fresca, giovanile e spigliata, con accenti tecnici intriganti e notevoli, che riesce a farsi guardare con successo, lasciando fino all’ultimo avvinghiati sul dubbio di come andrà a finire la relazione tra Tom e Sole. La novità è la scelta squisitamente moderna di Webb di giocare sulla narrazione scegliendo un registro assolutamente non lineare.

Dall’inizio alla fine si viene sballottati con successo dal giorno 1 al giorno 340, passando poi per il 120 e il 245, senza soluzione di continuità, lasciando sfogare una serie di immagini e bozzetti buttati lì come pezzi di un mosaico da ricomporre lentamenta e con pazienza, ma in cui ogni tassello rappresenta in sé un piccolo gioiellino di composizione artigianale. L’uso di una colonna sonora squisita (in grado di spaziare senza problemi dagli Smiths ai Wolfmother, da Regina Spektor a Simon & Garfunkel, fino a Doves e Black Lips) si intreccia perfettamente con le immagini, mentre la malinconia complessiva che viene fuori dal complesso racconto sembra riallacciarsi anche a certi motivi amorosi della Nouvelle Vague francese.

Impossibile poi non citare alcune nevrosi tipiche dei rapporti di coppia elencati da Woody Allen, nonostante l’approfondimento psicologico sia qui decisamente maggiore e l’intento sia molto meno umoristico e spettacolare. Il finale poi è quello che deve essere, e rispecchia davvero la complessità e talvolta l’assurdità di ogni singola vita individuale. Impossibile poi non rimanere incantati dalla stupenda Zooey Deschanel, che Webb riesce a trasformare in una piccola ninfa sublime tanto è perfetta. Joseph Gordon-Levitt dalla sua ha una faccia che fa il resto, nel senso che sembra tagliato perfettamente per il ruolo di trentenne ancora un po’ ragazzino, melenso, romantico e un po’ disperato. 500 giorni insieme commedia romantica dell’anno? Molto probabile che non sia stato fatto niente di meglio, sì.

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Voto degli utenti: 7,6/10 in media su 11 voti.

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fedeee (ha votato 8 questo film) alle 16:19 del 21 gennaio 2010 ha scritto:

film piacevole, con un finale che rientra nella 'normalità' della vita (e per questo apprezzabile).