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4/10

Neve regia di Stefano Incerti

Drammatico
recensione di Pasquale D'Aiello

In un desolato e straniante paesaggio nevoso del centro Italia si sviluppa la storia di un incontro improbabile tra due persone in fuga, sullo sfondo di una vicenda criminale.

A quattro anni dal successo riscosso da Gorbaciof (2010), girato con la preziosa partecipazione di Servillo, Incerti realizza un nuovo lungometraggio che per certi versi richiama il precedente lavoro. Anche questa volta la trama vede svilupparsi una storia di relazione su uno sfondo da crime-story ed anche i protagonisti appaiono in evidente continuità  con il precedente lavoro. Neve ha la costante aspirazione di raggiungere i toni di un noir teso e rarefatto ma senza riuscirvi anche per un'evidente carenza in fase di scrittura che penalizza sia la trama sia i dialoghi che soffrono per mancanza di spunti originali. La stessa regia sembra imbrigliata da una sceneggiatura non sufficientemente approfondita e finisce per riproporre clichè iconografici che forse avrebbero potuto funzionare all'interno di una ben congegnata storia di genere ma che, invece, finiscono per frustrare ulteriormente un racconto lasciato allo stato grezzo. Anche qualche occasionale imprecisione recitativa, soprattutto degli attori non protagonisti, sembra da imputarsi più ad un errato controllo del reparto di regia che a carenze attoriali. Gli attori protagonisti provano a risolvere con i loro mezzi i vuoti di sceneggiatura ma l'iimpresa non è facile e l'esito è chiaramente insufficiente. L'iidea di rendere la neve protagonista di un film noir è un'intuizione suggestiva ma avrebbe richiesto scelte di scenografia e di sceneggiatura più nette e più elaborate e, invece, finisce per restare solo un contesto scenografico. Come era accaduto per Gorbaciof, ambientato nella periferia napoletana, anche qui emerge l'iinteresse del regista per le ambientazioni periferiche e marginali, che qui trovano espressione in paesini abruzzesi arroccati sulle montagne. Il finale sospeso sembra manifestare la consapevolezza (certamente del regista ma forse anche degli sceneggiatori) di un'insufficienza di sviluppo della sceneggiatura che consegna i protagonisti all'epilogo senza che abbiano realmente potuto svolgere un vero percorso di cambiamento, tipico del cinema classico, e al contempo senza che la loro vicenda possa inquadrarsi in una destrutturata istantanea intensa e folgorante.

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