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R Recensione

7/10

Perez. regia di Roberto De Angelis

Noir
recensione di Gianluca Bonanno

Demetrio Perez (Luca Zingaretti) è un avvocato d'ufficio. Dopo la separazione dalla moglie vive solo con la figlia Tea (Simona Tabasco) in un grattacielo di fronte il palazzo di giustizia. Conduce un'esistenza appartata sia dai pericoli che dagli affetti. Recluso nell'intervento architettonico estruso dalla Napoli che lo circonda si troverà costretto ad affrontare demoni personali e collettivo/culturali cercando di difendere se stesso ed il proprio mondo dall'unheimlich della Camorra e della sua depressione tutt'altro che sicura.

La seconda opera di Roberto De Angelis è un noir davvero classico, nel linguaggio, fotografia e topoi. E come in ogni noir lo scontro col crimine (da leggere il male) ripiega sull’individuale, cristallizzandone essenza ed ubicazione, tematizzando la psiche ed il fantasma, mostrandoci come coessenti e compossibili universi morali antitetici. Questo è il punto di partenza di ogni noir, e ogni noir può divergerne. Ecco Perez. ricalca fedelmente il genere, usando anche la voice-over del protagonista come ricapitolazione ed elaborazione degli eventi, anche se rimane debolissima in queste fasi la sceneggiatura.

 L'avversario è la Camorra, ma la scelta di De Angelis è quella di desumerla quasi completamente nella figura del pentito Buglione (Massimiliano Gallo), che si scontra sul terreno dialettico con Perez (vedi Silence of the Lambs) rivelando il carattere fallace e friabile dell'edificio morale dell'avvocato. Insomma la lotta alla Camorra, che non è chiaramente l'orizzonte del film, si gioca spesso in un intervista one-to-one il cui tema è sempre "Chi ti dice che siamo così diversi?" e "E' vero io non ti piaccio ma hai il coraggio di combattermi per togliermi dal tuo mondo?".

La nota d'interesse, ma forse si finisce sempre qui, è che Buglione arriva ad avere un ruolo pedagogico per il protagonista, lo tenta si a compiere gesti criminosi, anche da un punto di vista simbolico sull'asse Uomo-Natura (nella pancia del toro ci sono dei diamanti..), ma la sua posizione di pentito, quindi laterale agli interessi della cosca, lo porta a spronare Perez dal torpore e dall'isolamento, che a questo punto si può traslare, sempre esagerando, sulla Napoli non affiliata, a togliersi il topo di torno, il boss di cui la figlia è innamorata, che mangia al proprio tavolo, per Perez, il mafioso più vicino per Napoli.

L'elaborazione del lutto è la forza che fa lavorare lo scheletro appena accennato. Di fronte all'assurdo della morte e della scomparsa, della moglie per Perez, del figlio per Ignazio (Gianpaolo Fabrizio alias Bruno Vespa di Striscia), della madre ma anche del padre per Tea, dell'intera famiglia per Buglione, si gioca la partita tra il mondo in cui viviamo e il mondo in cui vorremmo vivere. E se è troppo tardi per Buglione e per Ignazio forse per Perez, Tea e Corvino (Marco D'Amore), il figlio del boss diviso fra Tea e la dinastia, una speranza c'è.

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giambo 7/10

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