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6/10

In fondo al bosco regia di Stefano Lodovichi

Thriller
recensione di Davide Di Legge

Durante la tradizionale festa dei Krampus nel paesino di Croce di Fassa, il piccolo Tommaso, di appena 4 anni, scompare senza lasciare traccia e i sospetti ricadono tutti su suo padre. Cinque anni dopo sembra che Tommy sia stato ritrovato e quindi torna a vivere con la sua famiglia, anche se la madre ha dubbi sulla reale identità del bambino. E' l'inizio di nuove paure e di vecchie crepe che tornano a galla.

Dopo aver partecipato attivamente nel mondo delle serie con titoli come Gomorra, Romanzo criminale e la meno fortunata 1992, Sky ha intenzione di entrare con più forza anche nel mercato cinematografico e In fondo al bosco, con la distribuzione della Notorious Pictures e la produzione congiunta con la One More Pictures lo certifica appieno. Il progetto è stato affidato al giovane Stefano Lodovichi, al suo secondo lungometraggio dopo il debutto Aquadro del 2013.

L'opera di Lodovichi parte dalla tradizione (la festa dei Krampus) e attinge anche alla cronaca nera del passato e i riferimenti appaiono abbastanza chiari. Questo contribuisce a rendere il film ancora più angosciante perchè cerca volutamente di far leva su ciò che lo spettatore ha sentito e "masticato" negli anni. Ecco perchè la pellicola lavora sottotraccia e si posiziona sul noir/thriller europeo che ricerca nell'atmosfera, nei silenzi e nelle cose appena accennate la sua ragion d'essere.

Lodovichi non ha bisogno di spettacolarizzare, nè tantomeno di alzare sopra le righe il ritmo di un film che ha bisogno dei suoi tempi. Giocare sulla psicologia dei personaggi sembra essere la prerogativa e le ambiguità e i dubbi alimentano un clima quasi da giallo. E' proprio questo uno dei punti forti del film, che nella sua riproposizione di cose già viste, dal "bambino indemoniato" alla crisi familiare, mette in scena il sospetto e le paure taciute della piccola comunità che isolata dal resto del mondo, crede di poter essere immune dal "male".

Il plot (scritto anche dallo stesso Lodovichi) spesso mostra il fianco a brutture narrative di difficile spiegazione: fa storcere il naso il modo in cui viene gestita la sequenza del flashback attraverso cui scopriamo il reale svolgersi della vicenda (il film è ambientato cinque anni dopo la scomparsa del piccolo Tommy) ma appare soprattutto incomprensibile la delineazione del "nuovo" ragazzino, tratteggiato come una sorta di incarnazione del male, salvo poi smentire totalmente nel finale questa costruzione del personaggio. Di certo anche gli attori non vengono in soccorso del regista e tutta la buona volontà della Filippi e anche dello stesso Filippo Nigro, non bastano a "sistemare" la credibilità di alcune scelte di copione.

Il capovolgimento finale è in parte telefonato ma epurato dalle incongruenze riesce a dare una ulteriore sterzata al film che pure più volte prova a cambiare le carte in tavola, riuscendoci a fasi alterne. In fondo al bosco è un piccolo film di genere che pulsa di suspense e tono noir, che inquieta perchè racconta la quotidianità e che prova a farlo, pur con i suoi evidenti difetti, cercando di puntare su un genere complesso e su un mercato cinematografico come quello italiano che è tra i più "difficili" del Vecchio Continente. La pellicola di Stefano Lodovichi va elogiata proprio per questo coraggio, senza dimenticare che è un altro di quei titoli che testimoniano un tentativo di riscossa del cinema italiano messo in mostra negli ultimi mesi.

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