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6/10

Creed - Nato Per Combattere regia di Ryan Coogler

Drammatico
recensione di Davide Di Legge

"Donnie" Creed è il figlio del grande pugile Apollo. Cresciuto senza genitori, passa da un riformatorio ad un altro fino a far carriera in un'azienda. Parallelamente a questa sua attività, combatte anche come pugile in Messico fino a quando opta per lasciare il suo lavoro e diventare un boxer professionista. Decide così di recarsi a Philadelphia e chiedere proprio al vecchio Rocky Balboa di diventare il suo allenatore a tempo pieno.

Creed è un film nato da un'idea furba: portare al cinema i vecchi fan di Balboa attraverso una "nuova" storia che è sostanzialmente quella di Balboa. Uno spin-off di sicura resa perchè collega il vecchio Rocky e una nuova figura, quella di "Donnie" Adonis (Michael B. Jordan), a sua volta probabile punto di parteza per futuri sequel. Le storie del passato si riversano in un presente che ha ormai presentato il conto alla leggenda Rocky, un Sylvester Stallone sempre più acciaccato e vecchio.

Sulle ceneri del mito cinematografico tra i più amati a cavallo tra '70 e '80, il secondo film di Ryan Coogler alla regia lo pone definitivamente alla ribalta. Il giovane californiano riesce dopo Fruitvale Station a lasciare di nuovo la sua impronta. È lui la vera sorpresa in un'opera che ripropone il passato sotto false spoglie. Coogler mette in mostra una regia più vicina alla New Hollywood che ai ritmi impazziti del cinema odierno e porta a casa un film che sa costruire immagini e inquadrature e dove fanno capolino piano sequenza per nulla scontati.

Il lavoro registico di Coogler è apprezabile e per alcuni aspetti anche sorprendente, ma il cineasta non riesce a divincolarsi dal peccato originale insito in Creed: il suo essere una sorta di remake "mascherato" da spin-off, in cui le analogie tra Donnie e Rocky sono troppo forti per non dare nell'occhio. Donnie è il Rocky nero cresciuto nei riformatori, senza la possibilità di conoscere suo padre e sua madre. Rocky era l'italo-americano povero che diventava l'eroe di tutti, Donnie è il borghese che lascia tutto per dimostrare di non essere un buffone. Anche puntare sulla realtà afro sembra l'espediente per parlare ad una "nuova comunità" e attrarre i temi della contemporaneità. Un Rocky 2.0 che parla a tutti facendo leva sul glorioso passato dei film.

Il grande elemento di connessione con il trascorso non è tanto il giovane Donnie, figlio di Apollo Creed, quanto il vecchio Rocky, che ormai gestisce un piccolo ristorante a Filadelfia. E' proprio Stallone ad interpretare la figura più interessante del film. Il vecchio pugile orgoglioso e mai domo non c'è più. L'età avanza, la stanchezza aumenta e di mezzo ci si mette anche la malattia. È questa la nuova sfida che Rocky deve affrontare e Donnie diventa il "figlio" che lo sprona a combattere contro il più complesso degli avversari. Questa tentazione neanche troppo velata di virare tutto sul sentimentalismo e sulla drammaticità di facciata è stucchevole, ma anche congeniale a delineare la parabola del mito Rocky ormai diventato "zio", sempre più affaticato nel salire i gradini del Museum of Art di Philadelphia.

C'è tanto sentimento nel film di Coogler e una discreta dose di furbizia nel ricalcare la struttura dei film passati. Creed è il classico titolo che strizza l'occhio ai vecchi fans e che getta le basi per crearne di nuovi, condendo tutto con l'immancabile risvolta amorosa che nulla aggiunge all'economia della pellicola. La confezione, dalla regia alla fotografia, è di sicuro impatto e le prove attoriali riescono ad essere all'altezza. La mancanza è l'incapacità del film, che poi è sistemica, di allontanarsi da ciò che fu per plasmare qualcosa di diverso. E' questo continuo omaggio ai vecchi capitoli di Rocky, questo sguardo troppo da "lacrima facile" ad appiattire Creed - Nato Per Combattere a semplice rievocazione di gloria.

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