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7/10

Blue Ruin regia di Jeremy Saulnier

Thriller
recensione di Davide Di Legge

Dwight vive in una macchina, ruba ed entra di nascosto nelle abitazioni. La sua vita è stata distrutta anni addietro dall'assassinio dei suoi genitori. La notizia dell'uscita dal carcere del responsabile dell'omicidio, genera in lui una sete di vendetta difficilmente arginabile.

La violenza chiama violenza e Blue Ruin lo racconta con forza straniante, percorrendo il filone del "thriller di periferia". Già dopo pochi minuti Saulnier catapulta lo spettatore in una virale di veemenza che ha il sapore degli slasher anni '70, da cui il film riprende anche una certa idea di messa in scena e fotografia (curata dallo stesso regista, anche autore della sceneggiatura).

L'America di chi vive nelle macchine e ha ormai abbandonato tutto al proprio passato. Mosso dalla sua debolezza e non dalla pazzia, Dwight (interpretato dallo sconosciuto Macon Blair) attraversa il lato più oscuro e rurale degli States, dando al racconto un tono da road movie. Il film va avanti "ad episodi" e la scrittura di Saulnier è lineare quanto basta per rifiutare inutili orpelli narrativi che avrebbero appesantito il racconto, anche se permane un pizzico di stereotipizzazione nel delineare i personaggi principali. Ma la sceneggiatura riesce a divincolarsi dalla sua morsa da "revenge movie" (cosa che non è riuscita a Scott Cooper con Il fuoco della vendetta), diventando "altro" e chiudendo il cerchio in un finale durissimo, intriso di realismo e per questo molto vicino alla società dei nostri tempi.

Blue Ruin ha un andamento da cinema quasi europeo e si prende i suoi tempi senza mai spingere sull'accelleratore. Ma non è soltanto un thriller cupissimo e dalle tendenze autoriali. Quello di Saulnier è anche un atto di accusa contro la facile reperibilità di armi in un paese che ha ormai cronicizzato il problema e che tenta di sostituirsi alla legge perseguendo la via della giustizia privata (e infatti la polizia è completamente fuori dal racconto).

A metà tra il thriller e lo slasher d'annata ma anche un po' western dei nostri giorni, il film di Jeremy Saulnier è un ritratto disperato dell'America contemporanea: violenta, senza scrupoli e sporchissima.

In Italia il film è arrivato solo in home video nel 2015 ad un anno di distanza dalla sua uscita nelle sale d'oltreoceano. Un buon motivo per recuperare il lavoro di Saulnier, film indipendente low budget come se ne vedono sempre meno. 

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