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6/10

Bone Tomahawk regia di S. Craig Zahler

Western
recensione di Davide Di Legge

Una banda di indiani trogloditi e cannibali compie continue incursioni nella cittadina di Bright Hope, fino a rapire una donna. Lo sceriffo Franklin decide di riunire un gruppo di uomini per intraprendere un lungo viaggio alla ricerca della donna e per giustiziare i rapitori.

L'opera prima di Zahler arriva in un particolare momento storico in cui il western si riaffaccia con forza e costanza nel mercato cinematografico: dal The Hateful Eight di Tarantino a The Homesman di Tommy Lee Jones, passando per Revenant in attesa di altri titoli come Forsaken (Jon Cassar), del discutibile remake di un classico come I magnifici sette per mano di Antoine Fuqua e dell'arrivo in Italia di Slow West, film inglese con Michael Fassbender. Bone Tomahawk va ad inserirsi in questa sorta di "revival" del cinema western con la forza di provare anche a cambiare le carte in tavola.

Zahler è al debutto e il suo è un lungometraggio che è stato costruito in delle "gabbie" in cui tutto e tutti sembrano avere un limite e una funzione da rispettare, a partire dalla sceneggiatura (opera dello stesso regista). Ogni personaggio principale ha un suo ruolo simbolico molto chiaro: lo sceriffo Franklin interpretato da Kurt Russell è il classico burbero barbuto del west che rappresenta la legge che non può retrocedere davanti l'obbligo di mantenere l'ordine stabilito, Arthur (Patrick Wilson) è l'uomo innamorato che mosso dal sentimento è disposto a tutto pur di ritrovare sana e salva sua moglie. Il vecchietto Cicoria (un grande Richard Jenkins) è il leale confidente dello sceriffo, mentre John (Matthew Fox) è l'uomo d'onore che si muove solo in giacca e cravatta ma che non può accettare di tirarsi indietro di fronte ad una vicenda che lo vede coinvolto. Un quadro complessivo in cui Zahler mescola tutti i classici characters del western, immettendoli all'interno di quello che dopo la prima parte "statica" può ben essere definito un western on the road, dove anche il tema del viaggio come mutamento e crescita è una reminescenza di tanti film del passato.

La struttura di Bone Tomahawk è anch'essa una "gabbia" costruita da Zahler; dopo un intro che presenta la situazione, la prima sezione della pellicola rimanda al classicismo fordiano e di Hawks, oltre ai tanti nomi di cineasti americani legati al western: il ritmo stenta a decollare, il film si prende i suoi tempi in un'epica di realismo e lentezza che ha già esplosioni improvvise (la scena dell'uccisione dei due messicani), prima dell'approdo all'ultima parte, quella in cui passiamo inesorabilmente da un classico western ad un horror dove appaiono trogloditi che sembrano la versione del west dei cavernicoli di The Descent. Dal classico si passa improvvisamente ad uno splatter che fa grandinare pugni nello stomaco ad uno spettatore spiazzato da tale veemenza horror tenuta molto ben sopita fino al crescendo finale.

Il film di Craig Zahler riprende inevitabilmente a piene mani dai grandi titoli del genere e l'accostamento con Sentieri selvaggi di John Ford è lampante. I trogloditi cannibali sostituiscono gli indiani, ma la struttura filmica è chiaramente ispirata all'epopea fordiana. Nel genere western la caduta nel manierismo e nella riproposizione del "già visto" è cosa purtroppo ricorrente, data anche la staticità di un genere che ha perso smalto per ragioni storiche e cinematografiche, ma pur nella già ricordata schematizzazione forzata delle sue linee narrative, Bone Tomahwak ha la buona trovata di virare stile e anima, addentrandosi in un'esplosione splatter che lo rende quantomeno un unicuum negli ultimi anni di questo genere.

Bone Tomhawak si può definire come un solido film di genere, con tutti i difetti del caso, a partire da una scrittura che ripropone i soliti clichè che banalizzano i personaggi, quantomeno resi coerenti da un cast composito e di nomi importanti. Zahler esordisce con una pellicola che zigzaga tra l'avvincente, lo stanco e lo stereotipo, riuscendo a portare a casa un film che muovendo dal classicismo trova l'originalità e l'intrattenimento nella violenza del cinema post-moderno.

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