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9/10

Fuori Orario regia di Martin Scorsese

Commedia
recensione di Davide Di Legge

Paul è un programmatore informatico. Dopo il lavoro incontra Marcy e i due decidono di passare la serata insieme. La loro storia è il prologo ad una moltitudine di eventi sfortunati che porteranno il povero Paul a vagare nel quartiere di Soho tra personaggi deliranti, con l'unico obiettivo di tornare a casa sano e salvo.

La New Hollywood era collassata sotto l'influenza dei nascenti blockbuster, Star Wars in primis. Poi ci si è messo il flop clamoroso del film I cancelli del cielo di Michael Cimino (1980) che ha trascinato via anche Toro scatenato. Il successivo Re per una notte fu di nuovo un fallimento di pubblico e tra crisi famigliare e lavorativa, con gli enormi problemi riscontrati per la lavorazione di L'ultima tentazione di Cristo, la metà degli anni '80 è stato il periodo più buio dell'intera carriera scorsesiana. Fuori orario è il film emblema di quel particolare momento di Martin Scorsese: girato con un budget ridottissimo e con una produzione indipendente, "After Hours" è probabilmente l'opera di Scorsese che più è stata rivalutata nel corso degli anni.

La particolarità del nono lungometraggio di Scorsese sta nel suo essere un unicuum nella sua carriera: un film che si apre come una commedia degli equivoci e che pian piano si trasforma in noir prima e thriller poi. Sebbene equilibrista sui generi cinematografici, Fuori orario è la prosecuzione coerente di un percorso tematico che il regista aveva già intrapreso con Taxi driver (1976): se l'alienazione del tassista Travis Bickle era figlia della disillusione della "generazione Vietnam", il programmatore informatico Paul (interpretato da Griffin Dunne) è un personaggio altrettanto solo, alienato dal suo lavoro, perso in una New York che come in Taxi driver torna ad essere oscura, notturna e piovosa. Paul vuole soltanto evadere dalla monotonia della sua esistenza e corteggiare Marcy (Rosanna Arquette), diventa l'obiettivo di una serata come tante altre. Il dopo-lavoro, meglio goderselo.

Si susseguono eventi grotteschi e paradossali a rovinare i piani del povero Paul e una tranquilla notte a New York diventa l'odissea dell'uomo qualunque respinto dalla società. Paul vuole passare una serata in compagnia ma si ritrova a vagare per le strade di Soho, senza un dollaro per tornare a casa e inseguito da una folla inferocita che lo scambia per un ladro seriale. Mai nel cinema precedente e futuro di Scorsese troveremo toni grotteschi a questi livelli.

Fuori orario è una black comedy che sa fare ironia ma che è anche molto amara, merito della sceneggiatura di Joseph Minion. Scorsese mette in scena un suo alter-ego che vive i turbamenti che il regista stesso aveva subito in quegli anni. Paul è l'uomo di tutti i giorni che tenta "l'evasione" dal lavoro, ma prova sulla propria pelle le stranezze della città e il destino che ti volta le spalle quando meno te lo aspetti. E' quì che da "semplice" racconto grottesco su una qualsiasi notte newyorchese che l'opera del cineasta diventa anche accusa contro l'edonismo reaganiano che millantava benessere per tutti, ma che lascia il piccolo borghese Paul a ripetere "ho solo 97 centesimi". In questo contesto non esiste più solidarietà sociale e i pochi che cercheranno di aiutare Paul nel suo ritorno verso casa, finiranno per creargli ancora più seccature. Nella ricerca del piacere personale Paul scopre l'illusione di un intero paese. Dalla "politica" all'attacco verso Hollywood il passo è breve. Le major lo respingono, i produttori creano problemi per le riprese in Medio Oriente del film L'ultima tentazione di Cristo e Scorsese risponde con il suo film più lontano dai canoni hollywoodiani. Le statue di cartapesta del film sono "arte" al pari della maggior parte dei frivoli blockbuster degli eighties...

Un film fuori dal tempo, fuori orario appunto. Una commedia in cui Scorsese non si fa problemi a mescolare generi cinematografici attraverso la solita straordinaria regia dinamica, che passa con disinvoltura da insistenti primi piani a fulminanti piani sequenza. Attraverso il suo stile, maturato nel corso degli anni, Scorsese chiude il cerchio, ma il finale è amarissimo. "Voglio solo tornare a casa" ripete continuamente Paul. La notte va via e inizia un nuovo giorno, un nuovo giorno in ufficio, un nuovo giorno da "alienati" in questa New York di pazzi senza meta.

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