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6/10

Un Marito Di Troppo regia di Griffin Dunne

Romantico
recensione di Maurizio Pessione

Emma Lloyd è una psicologa e conduttrice radiofonica. Dai suoi microfoni discute e suggerisce soluzioni nei rapporti sentimentali. Dopo aver provocato con le sue affermazioni la rottura di un imminente matrimonio, Patrick, l’uomo che ne ha subito le conseguenze si fa aiutare da un hacker suo amico per modificare lo stato civile di Emma, che a sua volta sta per sposarsi, facendola passare per già coniugata, proprio con lui. Presto Emma scopre l’assurda ed imbarazzante situazione che crede di poter risolvere facilmente, mentre invece si ritrova invischiata in una storia dagli sviluppi imprevedibili, anche per chi dovrebbe essere in grado di dominare con la logica i sentimenti che invece per loro natura sono a volte imponderabili ed irrazionali.

Strano destino quello di Un Marito di Troppo. Uscito nelle sale inglesi nel 2008 doveva sbarcare un anno dopo anche in USA ma la casa di produzione è fallita nel frattempo, così è saltato tutto ed il film di Griffin Dunne è stato infine pubblicato direttamente in DVD.

Bisogna dire subito che meritava maggior fortuna perché la storiella sul tradizionale tema degli equivoci è simpatica e piacevole, pur nei limiti di una trama che non aggiunge nulla al genere della commedia romantica seguendo il filone storico che tanta fortuna ha portato in innumerevoli occasioni al cinema americano ed anglosassone in particolare.

La storia è incentrata sul classico triangolo: una donna contesa da due uomini, in maniera ovviamente curiosa e paradossale, sia nella premessa che pure nella conclusione. Il titolo italiano non aiuta il povero spettatore, risultando decisamente meno pertinente di quello originale The Accidental Husband il quale, tradotto letteralmente, suona all’incirca come ‘Il Marito Casuale’. Più che un marito di troppo si tratta infatti per la dott.ssa Emma Lloyd (Uma Thurman) di ritrovarsi già sposata a sua insaputa con un perfetto sconosciuto, perlomeno leggendo il suo stato di famiglia proprio nel momento meno adatto, cioè quando sta per convolare a nozze con il suo editore Richard (Colin Firth). Emma è una psicologa specializzata nel risolvere problemi affettivi, sentimentali in particolare, nota al grande pubblico come conduttrice di un seguitissimo programma radiofonico durante il quale risponde alle telefonate degli ascoltatori che raccontano le loro storie d’amore, esprimono le ansie nei confronti dei loro partner ed hanno bisogno spesso di un suggerimento, un incoraggiamento o viceversa di un freno. Vale a dire l’opinione di una persona esperta che sappia interpretare questi casi dall’esterno e possa aiutare i protagonisti a chiarirli, o meglio ancora a risolverli.

Tanto è sicura Emma delle sue capacità che, ad esempio, non ci pensa due volte a mettere in guardia Sofia (Justina Machado) dal compiere un passo avventato sposando Patrick (Jeffrey Dean Morgan) che conosce solo da pochi mesi. E difatti salta il matrimonio. Quando Patrick, che di lavoro fa il pompiere nel Queens a New York, viene a sapere chi deve ‘ringraziare’ per essere stato lasciato dalla promessa sposa all’ultimo momento, il primo istinto è quello di vendicarsi di quella saputella che spara facili e superficiali sentenze ad un microfono senza badare adeguatamente alle conseguenti implicazioni.

L’occasione gliela offre un adolescente indiano suo amico, che abita al piano di sotto insieme alla sua bizzarra famiglia. Il ragazzo è giovane ma è un hacker già abbastanza esperto su Internet da riuscire ad entrare nei servizi informativi del Comune e falsificare lo stato civile di Emma come se fosse appunto già sposata, ma con Patrick però. Quando Emma e Richard si recano in comune per sbrigare le pratiche necessarie che precedono il lieto evento, restano esterrefatti nel trovarsi davanti a questa inaspettata ed imbarazzante scoperta. Ritenendo la questione un semplice errore o un malinteso rimediabile in quattro e quattr’otto, Emma si mette alla ricerca di Patrick per chiarire l’equivoco e fargli firmare i documenti necessari a ristabilire la verità e le giuste parti.

Quest’ultimo però, com’è facile intuire, non ha alcuna intenzione di mollare la presa tanto velocemente e così, approfittando della situazione di vantaggio e grazie ad un carattere estroverso, modi spicci ed un bel po’ di faccia tosta, cioè l’esatto opposto del candidato marito di Emma (che è talmente pedante da non saper scegliere nemmeno, fra tre tipi molto simili di bianco, quello giusto per dipingere la sala della loro nuova casa), s’insinua nella sua vita sconvolgendone i ritmi ed i programmi. Persino la moglie di un magnate tedesco dell’editoria (interpretata dalla rediviva Isabella Rossellini), proprietario fra l’altro della famosa società di calcio del Bayern Monaco, rimane colpita dalla simpatia e spontanea franchezza di Patrick e quindi Emma è costretta a stare al gioco, suo malgrado, anche perché il posto di lavoro di Richard dipende proprio da un decisivo incontro con questo ricchissimo editore tedesco. Il problema subentra quando, a forza di frequentarsi forzatamente, fra i due nasce infine un inaspettato feeling. E dire che lei sembrerebbe proprio l’ideale compagna di Richard, sia dal punto di vista culturale che per le frequentazioni sociali e mondane in confronto invece al ruspante ed esuberante Patrick. Ma l’amore è cieco ed al cuore non si comanda: non recitano così i noti proverbi?

Suppongo non sia difficile intuire quindi come andrà a finire, nonostante alcune difficoltà e ripensamenti, soprattutto da parte di Emma la quale, pur essendo esperta di schermaglie sentimentali, finisce per non capirci più niente proprio riguardo i suoi stessi sentimenti ed aspirazioni, nonostante Patrick ad un certo punto le abbia firmato i documenti liberatori consentendole, se lo desidera veramente, di sposarsi con l’uomo promesso. La confusione interiore della donna persiste sino al giorno del matrimonio, quando tutti i dubbi emergono nella loro evidenza e Richard, un attimo prima di andare all’altare, comprendendo di aver perso il tram al momento giusto con Emma, con eleganza ed aplomb tipicamente inglesi si fa da parte lasciando che l’ormai ex promessa sposa finisca fra le braccia dell’uomo che ama, accorso nel frattempo con le sirene spiegate alla guida del camion dei pompieri a seguito di un allarme incendio nella stessa chiesa provocato ad arte. Amen…

Ora, raccontata succintamente (si fa per dire) la trama, soprattutto l’ultima parte, si potrà pensare ad una melassa romantica sulla falsariga di tante altre già viste e sopportate in passato. Se ci mettessimo ad analizzare nei dettagli gli sviluppi della storia ovvio che sarebbe gioco facile trovare parecchi buchi e, spietatamente, muovere le conseguenti ed inevitabili critiche e riserve. L’opera messa in scena da Griffin Dunne (alla sua quarta prova da regista ed interprete a suo tempo di opere come Fuori Orario di Martin Scorsese e Un Lupo Mannaro Americano a Londra di John Landis) ha però il merito innegabile di riuscire abilmente a scantonare le trappole di circostanza, grazie ad una storia originale, dialoghi brillanti e due protagonisti che sembrano così male assortiti fra loro che l’apparente incompatibilità si trasforma invece in forza espressiva. Uma Thurman, musa di Quentin Tarantino, è dotata di una bellezza e sensualità particolari che nell’occasione risaltano ancora di più pur nella castità delle scene di un’opera destinata alle più vaste plateee di pubblico possibile. Nel ruolo di una saccente quanto improbabile psicologa, Uma non sembra certo il tipo adatto, sotto tutti i punti di vista, per un uomo come Jeffrey Dean Morgan il quale un po’ troppo agevolmente passa da un imminente matrimonio con una portoricana qualsiasi, priva di particolare appeal, ad un ruolo da consumato dongiovanni nei confronti di una psicologa che dovrebbe invece sovrastarlo come personalità.

Gioca pure a sfavore del film, se vogliamo, la sensazione di essere di fronte ad un’opera già superata dall’attualità, a causa alle vicissitudini cui si accennava all’inizio, patite durante la distribuzione ed evidenziate anche da alcune battute del magnate tedesco che si riferisce ad alcuni giocatori del Bayern come se fossero stelle del momento e non protagonisti oramai non più ‘top player’ come Podolsky.

Eppure, nonostante questi limiti, il film assume forza proprio dai suoi contrasti, senza mai risultare stucchevole, consentendo allo spettatore di trascorrere un’ora e mezza in piacevole relax, senza grandi aspettative, ma neppure con la sensazione fastidiosa alla fine di aver sprecato inutilmente il suo tempo. Una sorta di revival in chiave moderna insomma della cosiddetta ‘sophisticated comedy’. Colin Firth in un ruolo di spalla se la cava bene con il suo algido e fin troppo comprensivo e compiacente personaggio, così come fa pure la sua bella figura la comparsata di Sam Shepard nella parte del padre di Emma il quale, come dice lui stesso, in gioventù ha commesso molti errori, ma con il passare degli anni ha imparato ad essere sia un padre che un marito affettuoso. Un pò comodo, qualcuno potrebbe aggiungere, ma meglio tardi che mai…

La stessa conclusione si potrebbe applicare anche ad Emma che per lungo tempo dai microfoni della radio ha suggerito al suo pubblico il corretto approccio ai sentimenti amorosi in maniera però distaccata ed indifferente, sinchè non ha imparato su se stessa che la logica e la razionalità non si sposano facilmente con l’imprevedibilità e la forza della chimica che nasce spontaneamente fra due persone, per quanto diverse esse possano sembrare o ritenersi tali.

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