Fuori Controllo regia di Martin Campbell
ThrillerAl detective Craven ammazzano la figlia. Ma non di nascosto, magari sorprendendola in un vicolo, no. Davanti a lui, sul porticato di casa. Craven non la prende bene e decide che avrà la sua vendetta, ma l'avrà legalmente indagando per la polizia. Beh, più o meno legalmente. Inizia così un viaggio a ritroso nella vita e nel lavoro della figlia che scoperchia una serie di complotti, intrighi e omicidi sporchi da parte di una multinazionale delle armi di distruzioni di massa legata a doppio filo con il governo americano che si tramuterà anche nel viaggio allucinato (per l'avvelenamento da radiazioni) del detective.
Mel Gibson è tornato. Mel il violento, Mel il cattolico esasperato, Mel il vendicativo ma soprattutto Mel il grande uomo di cinema. Stavolta non dirige ma recita solamente al servizio di Martin Campbell (uno dei più grandi registi d'azione contemporanei) in un film tratto da una serie televisiva prodotta dalla BBC negli anni '80 e diretta all'epoca dallo stesso Campbell.
L'origine televisiva del film purtroppo si fa sentire, nella striminzita durata del film i molti fatti e i molti intrighi di una serie tv in più puntate faticano ad entrare agilmente e qualcuno o qualcosa, come il fantastico personaggio di Ray Winstone, ne fanno le spese. Per fortuna però c'è Mel.
Uno sguardo, un'alzata di sopracciglia ma anche un movimento di quel corpo che l'attore non si vergogna minimamente di mostrare invecchiato (l'ultima volta che è comparso sul grande schermo era 8 anni fa) e piccolino rispetto ai molti giganti che lo circondano, tutto in lui fa respirare la conoscenza dei meccanismi di messa in scena, tutto è sapiente strategia di racconto, anche i silenzi. Tutto è credibilità.
Campbell spesso sceglie per il suo eroe vendicativo percorsi non usuali, quantomeno non propri del classico eroe all'americana. Il detective Craven oscilla tra il superomismo tipico degli action hero e la compassata riflessività degli implacabili eroi silenziosi del cinema europeo. A fare da collante è sempre Gibson, capace di fare tutto e di supervisionare tutto. Comparabile ormai solo a quell'altro straordinario corpo cinematografico noir che è diventato Bruce Willis.
Il regista della carnalità umana è attore personale e prepotente, capace di riempire il film di riferimenti religiosi e di portare il suo mondo nel personaggio. Molti non concorderanno con le sue idee, tutti dovrebbero concordare con il suo cinema.
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