Cella 211 regia di Daniel Monzón
DrammaticoPrimo giorno di lavoro per la nuova guardia carceraria, ancora nessuno lo conosce e quando è in visita nel braccio più pericoloso di tutti (quello che detiene maniaci e assassini) si trova coinvolto in una clamorosa rivolta. In un attimo comprende la situazione e si libera di tutto ciò che potrebbe far intuire che non è un detenuto per mischiarsi ai riottosi. I carcerati occupano per avere una vita migliore, lui cerca invece di uscire prima di essere riconosciuto e massacrato.
Adesso gli spagnoli si mettono a fare anche ottimi film di carcere. Prendendo solo un vaghissimo spunto dalle trame all'americana e sviluppando un'idea già di suo vincente con ritmo e senso della narrazione Daniel Monzòn, come se non bastasse a metà film esegue un triplo salto mortale con un twist di trama imprevedibile che ribalta le carte in gioco modificando i rapporti di forza e gli obiettivi dei singoli personaggi.
Celda 211 è un film che spiazza e con gusto, che gode nel creare tensione con gli elementi più semplici, che dipinge i suoi personaggi con grandissima cura e che mette il suo protagonista di fronte ad un nemesi (il capo dei riottosi), incentrando tutta la pellicola, sia prima che dopo il clamoroso twist, su uno scontro di intelligenze, orchestrando il racconto sulla dialettica tra due esseri umani che come spesso accade prima di accorgersi delle reciproche differenze notano di non essere troppo diversi. E la sua forza sta nel non aver paura di ribaltare tutto ad un certo punto confidando che un lavoro fatto bene sarà comunque compreso dal pubblico.
Certo lo sguardo è inevitabilmente dalla parte di chi è dentro contro chi è fuori, anche se non c'è eccessivo pietismo verso gli assassini, perchè al di là delle colpe l'individualismo carcerario sembra vincere sul comunitarismo di chi è fuori per Monzòn.
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