Lebanon regia di Samuel Maoz
GuerraDurante la guerra in Libano un contingente israeliano si trova di colpo in mezzo alla battaglia. Nel carro armato dove si svolge il film ci sono 5 soldati di diverso grado per la prima volta coinvolti in un vero scontro le cui intenzioni sono più che altro di uscire vivi da quell'inferno di morte, alleati sanguinari, prigionieri e bombardamenti.
Lebanon è un film in un carro armato, non ci sono altre inquadrature se non quelle là dentro. In questo può ricordare come grammatica filmica e organizzazione della storia i film hollywoodiani nei sottomarini. Il modo di utilizzare la claustrofobia per avvincere e terrorizzare non si discosta troppo da quel modello. L'idea alla base però è completamente diversa, si tratta del film più personale che si possa immaginare, si racconta ciò che è veramente accaduto al regista quando andò in guerra, cioè l'esperienza devastante di uccidere per non morire.
Samuel Maoz ci ha messo anni per venire a patti con l'accaduto e ora questo film completa il processo di esorcizzazione mostrando al mondo che alle volte non si ha scelta, mostrando il profondo sentimento di terrore che porta ad uccidere per vivere.
Contenutisticamente morale fino a rinnegare le ragioni per le quali il proprio paese è in guerra e cinematograficamente grezzo seppur sublime, Lebanon sembra il colpo di genio di un cineasta normale più che un capolavoro costruito a tavolino. Bello, tirato, ritmato, etico e straordinariamente colmo di invenzioni questo film carro armato si appoggia a molte idee che giocano sulla grammatica del cinema.
Come precisato noi vediamo solo l'interno del carro e ciò che accade fuori è visibile unicamente dal mirino dell'addetto al cannone (quello che uccide, quindi il protagonista), ciò che vede, anzi ciò che punta, è ciò che è inquadrato (point and shoot), ogni volta che cambia lente per avvicinarsi o allontanarsi dagli oggetti cui mira sembra di assistere ad uno stacco di montaggio e la maggior parte delle volte ciò che punta con il cannone è ciò che vuole vedere non ciò che vuole distruggere (teoricamente lui non vorrebbe mai distruggere, ma è costretto per non morire), e ciò che vede nella maggior parte dei casi è la deflagrazione che ha portato.
Tutto questo si accompagna ad una serie di domande: cos'è quello che noi spettatori vediamo? E' ciò che il regista vuole farci vedere come nel cinema classico o è ciò che il soldato vuole guardare? Vedere materialmente attraverso i suoi occhi ci parla della sua morale? Dunque la morale è nello sguardo?
A queste domande non c'è riposta, nemmeno il regista l'ha, ma il solo porsele è il bello di Lebanon.
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