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1/10

Canibal regia di Manuel Martín Cuenca

Thriller
recensione di Valentina Di Martino

 

Notte, una coppia in auto, un incidente provocato da un'auto che arriva dalla direzione opposta. Il conducente scende e porta via il corpo della donna. Entriamo così nella storia di Carlos, un bravo, solitario sarto di Granada che, in privato, nella notte, è un serial killer.

 

Se ci si dovesse basare sui primi quindici minuti di un film, probabilmente, questa recensione non esisterebbe.

Notte. Inquadratura fissa di una macchina ferma dal benzinaio che dura circa cinque minuti. La macchina parte e va via. Il punto di vista rimane  l'osservatore che mette in moto anch'egli la macchina e parte. Cambio di punto di vista repentino, forse per prendere di sprovvista lo spettatore, rivelando invece lacune registiche che si protrarranno per tutto il film.Il punto di vista cambia, dunque e siamo sull'altra macchina, quella che stava dal benzinaio.

Incidente, ovviamente causato di proposito, incontro con il nostro cannibale.

Da qui, oltre all'omicidio che in qualche modo è orchestrato bene visivamente, ci ritroviamo di fronte ad una serie di scene tagliate con l'accetta (ah ah), che poco si legano l'una all'altra.

Esempio? Esempio.

Il cannibale, Carlos, impegnato nel suo lavoro di sarto.

Stacco.

Le campane della chiesa.

Stacco.

Carlos mette a posto la carne nel frigo.

Stacco.

Carlos incontra un vicino e lo saluta.

Stacco.

Carlos mangia.

Stacco.

Carlos taglia della stoffa.

Stacco.

E via dicendo. L'idea è chiara, presentare la vita, monotona e solitaria di Carlos con scene brevi, dove i rumori come le campane, la masticazione di Carlos, la stoffa che viene tagliata, fanno da padroni, che dovrebbero essere simboliche e rappresentative.

Ma non convincono, perchè sono inconcludenti e paiono casuali. Inoltre, vengono anche inseìriti elementi, non chiari al fine della trama e personaggi che dovrebbero essere il cardine delle problematiche del protagonista che non vengono invece appronfonditi a dovere.

Quando il film, si appresta a raggiungere il proprio climax, il pubblico, ormai è perso. Tra risate durante scene “violente” e sbadigli, il film di Manuel Martin Cuenca, ha perso o non ha mai avuto l'appeal necessario per tenere l'attenzione della platea.

Nessuna nota di merito neanche per la fotografia che volendo risultare cruda, risulata invece casuale e sciatta.

Da dimenticare.

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