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7/10

Mary Is Happy, Mary Is Happy regia di Nawapol Thamrongrattanarit

Documentario
recensione di Valentina Di Martino

Mary frequenta l’ultimo anno di scuola superiore. A qualche mese dalla maturità, deve affrontare cambiamenti nella sua vita, nell’amore e nell’amicizia. Nel frattempo cominciano a verificarsi strani avvenimenti che sembrano completamente fortuiti e immotivati. La ragazza si sforza di dare un senso a ogni cosa mentre la sua vita rischia di finire fuori controllo.

Molti di noi hanno un account Twitter. 140 caratteri per descrivere emozioni e situazioni.

Ecco, se rileggessimo i nostri ultimi tweets, cosa ne trarremmo? O se leggessimo gli ultimi tweets di uno sconosciuto.

Il regista e sceneggiatore Nawapol Thamrongrattanarit lo ha fatto.

410 tweet di un account gestito da un'adolescente, Mary che scrive tutto quelle che le passa in testa, tutto ciò che vede e prova. Lo sceneggiatore ha cucito insieme un film che segue Mary e la sua amica, in una vita monotona ma ricca e profonda di pensieri capaci di smuovere il cuore. A tratti comico, surreale e buffo. A tratti drammatico e quasi impossibile da gestire in una società dove i ragazzi non hanno diritto di avere opinioni o di esprimersi per quello che sono.

Ambientato tra una scuola superiore che diventa un carcere, un binario del treno e la giungla, Mary is Happy Mary is Happy non annoia un secondo nonostante i 125 minuti di durata.

La protagonista, Patcha Poonpiriya, è di un'intensità dolorosa e di una tenerezza disarmante.

In definitva un “esperimento” riuscito a più livelli (narrativo, registico e attoriale) che avrebbe davvero bisogno di una distribuzione globale.

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