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R Recensione

7/10

Il Treno Va a Mosca regia di  Federico Ferrone, Michele Manzolini

Documentario
recensione di Valentina Di Martino

La fine di un mondo attraverso lo sguardo e i filmati 8mm del barbiere comunista Sauro Ravaglia. È il 1957 ad Alfonsine, uno dei tanti paesini della Romagna “rossa” distrutti dalla guerra. Sauro e i suoi amici sognano un mondo di pace, fratellanza, uguaglianza: sognano l'Unione Sovietica. Arriva l'occasione di una vita: visitare Mosca durante il Festival mondiale della gioventù socialista. Sauro e compagni si armano di cinepresa per filmare il grande viaggio. Ma cosa succede quando si parte per filmare l'utopia e ci si trova di fronte la realtà?

Sauro Ravaglia, cerca tra le diapositive e i filmati 8mm che ha raccolto nella sua vita, un fatto importante. Quello che ha cambiato il corso della sua vita e del suo pensiero. Trova quello giusto: Mosca 1957 e comincia il racconto: il viaggio da Alfonsine, Emilia Romagna, a Mosca per il Giornata della Gioventù Socialista. Quaranta rullini e una storia.

Un sapiente lavoro di montaggio e ottimizzazione del materiale, quello dei due registi. Il racconto che segue le immagini è fresco, diretto, amaro in certo punti perché di utopia si parla e a volte lo scontro con la realtà fa male.

Ma l'entusiasmo e la genuinità dei sentimenti degli italiani che festeggiano e sperano e pregano dopo la Guerra è commovente e quando alla festa organizzata per Capodanno parte una versione rivista di Mamma, solo per te la mia canzone vola che recita "Lenin, la tua dottrina per il mondo vola / Lenin, la tua parola è quella che consola", scappa anche la risata. Uno sguardo lungo il percorso del socialismo, fino alla morte di Togliatti e all'ennesimo cambiamento culturale della società italiana.

Unica pecca a parer mio, sono gli stacchi musicali. Troppo cupi con larsen ed effetti che mettono tensione in situazioni che forse, dovrebbero essere raccontate senza suggerimenti alla sensibilità dello spettatore.

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