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4/10

Black Mass - L'ultimo gangster regia di Scott Cooper

Gangster
recensione di Davide Di Legge

Jimmy "Whitey" Bulger è un criminale di South Boston che scala velocemente posizioni. L'agente dell'FBI John Connolly gli propone un'alleanza per soddisfare i rispettivi fini. Bulger diventerà informatore permettendo all'FBI di avvicinarsi alla famiglia mafiosa degli Angiulo, mentre lui prenderà il suo posto nel controllo della zona nord di Boston.

Il gangster movie è stato nell'epoca d'oro del cinema americano il genere che unitamente al western ha raccontato l'epopea degli states e i conflitti interni della nazione e da cui sono venuti fuori ritratti tra i più famosi e importanti nella storia del cinema. Black Mass è l'attualità filmica di quel filone che muovendo da Howard Hawks e William Wellman è arrivato fino ai nostri giorni. Nel mezzo l'epoca d'oro di autori come Coppola, Scorsese, De Palma, Leone. Oggi, a guardare il terzo lungometraggio di Cooper, ci si chiede dove sia finito il pathos di quei film.

L'opera di Cooper aveva tutto quello che serve ad un film di questo genere: un buon cast con la star di turno (Johnny Depp), una storia intricata ma non troppo, la giusta dose di violenza e la capacità di rendere il più "attuale" possibile, soprattutto visivamente, una storia ambientata tra gli anni '70 e '80. Solide basi ipotetiche su cui costruire un film che si sgretola fin da subito sotto il peso delle sue banalità.

Come già nel precedente Il fuoco della vendetta, Cooper fa il suo compitino di regista senza mai entusiasmare. Si fa fatica a trovare una inquadratura o una singola scena che resti realmente impressa. E dire che di materiale ce ne sarebbe: l'intreccio che porta il criminale Jimmy Bulger a collaborare con l'agente Connolly (Joel Edgerton), è già "masticato" da una sequela di crime movie, ma giocare sull'ambiguità e il non detto dei personaggi ha una certa dose di imprevedibilità. Peccato che fin da subito la sceneggiatura ci dica tutto sia delle intenzioni di Jimmy, sia della costruzione del film stesso, dove molti personaggi appaiono come testimoni contro Bulger in un'opera di "ricostruzione" degli avvenimenti che ricorda la prima stagione della serie True Detective. Se ad una architettura filmica di questo tipo aggiungiamo la reiterazione di antichi stereotipi, il risultato è un insieme di personaggi che hanno la scomoda etichetta del "già visto" e tutto risulta ancora più banale. Abbiamo i criminali duri e puri che uccidono a sangue freddo, i fiancheggiatori spifferoni, l'FBI connivente ma a fasi alterne, il dolore sopito del protagonista che perde amici, familiari e fiducia nella sua scalata verso il paradiso.

A conti fatti Black Mass è un crime movie che attinge a piene mani dai grandi titoli del passato ma senza far proprio il pathos e la forza narrativa ed emozionale di quei titoli. Cooper si limita a girare un film di omaggio a Johnny Depp, truccato in modo discubitile e anche lontano dalle sue migliori interpretazioni. La stragrande maggioranza del film è basato sulla sua presenza in scena, ma il suo è un character a cui manca realmente forza e che mostra un dolore di facciata che poco gli si addice, tanto che risulta quasi imbarazzante come sia stato deciso di anestetizzare i frammenti relativi ai suoi problemi famigliari. Il film di Cooper è un insieme di espedienti che non riescono ad andare oltre ciò che stanno dicendo, sequenze che si limitano a mettere in scena senza nessun tipo di originalità, forza, impatto visivo. Stesso peccato capitale del già citato Il fuoco della vendetta: come se Cooper non riuscisse a tirarsi via da quella ragnatela che lo imbriglia in situazioni già viste, ma forse per questo meno rischiose.

Ispirato alla vera storia di Burger e tratto dal romanzo congiunto di Lehr e O'Neill, Black Mass è il prodotto derivativo di un genere ormai lontano dai fasti del passato. La coralità del racconto si è persa nell'esaltazione del ruolo centrale. Ogni velleità politica viene riposta e ciò che rimane è soltanto un'altra storia di criminali in una delle tante città statunitensi. Cooper plasma di nuovo un film senza anima, in cui manca una reale idea cinematografica.

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