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5/10

Mortdecai regia di David Koepp

Commedia
recensione di Giulia Bramati

Gestire un branco di russi inferociti, i servizi segreti inglesi, una moglie dalle gambe chilometriche ed un terrorista internazionale non sarà cosa facile. Ma Charlie Mortdecai ci riuscirà. In giro per il mondo, armato solo del suo fascino e della sua bellezza, Charlie intraprenderà una corsa contro il tempo per riuscire a recuperare un dipinto rubato, che si dice contenga il codice per accedere ad un conto bancario in cui era stato depositato l’oro dei Nazisti.

Un cast d'eccezione, deliziose location in puro stile british e un tocco di sottile humor che ben si adatta ad un ambiente tendenzialmente hipster. Una confezione perfetta per trionfare ai box office, ma che si rivela – prevedibilmente – un film debole e decisamente molto poco accattivante. Mortdecai, la nuova pellicola di David Koepp (Secret Window, 2004), è una spy story tratta dall'omonima serie di romanzi di Kyril Bonfiglioli. Johnny Depp interpreta Charlie Mortdecai, abile e truffaldino mercante d'arte che si ritrova coinvolto nella ricerca di un Goya trafugato accanto all'agente dei Servizi Segreti Britannici Alistair Martland (Ewan McGregor). Tra i due si frappone l'affascinante moglie di Mortdecai, Johanna (Gwyneth Paltrow), decisa a risolvere da sola l'enigma del furto.

La piacevole atmosfera vintage che avvolge la pellicola, dalle splendide ambientazioni nella cittadina di Oxford alle curate scelte costumistiche per il protagonista, è fine a se stessa e non trova alcun riscontro nella vicenda: Mortdecai gioca a comportarsi da lord, ma l'interpretazione di Johnny Depp, che volutamente ridicolizza il personaggio, non funziona. L'attore sembra ormai destinato ad rivestire il ruolo di personaggi macchiettistici, dotati di tic e gestualità marcati, che possono diventare eccessivi e ingiustificati all'interno di una sceneggiatura debole. Il segno distintivo del personaggio, i baffi, diventa l'elemento centrale della pellicola e la caratteristica principale di Mordecai: l'eccessiva attenzione rivolta a questo look non giova certo alla caratterizzazione del personaggio, a cui manca quella personalità che le sue azioni fanno presupporre che lui abbia.

Lo stesso problema si riscontra nel personaggio di Johanna: la moglie di Mordecai, infatti, ha un'unica caratteristica che la contraddistingue, quella di essere una femme fatale. La donna ottiene qualsiasi informazione cerchi grazie alla sua bellezza, davanti alla quale tutti si piegano. Questo estremo fascino, però, si traduce solo nell'aspetto fisico, e questo limita fortemente il personaggio: né Gwyneth Paltrow né gli sceneggiatori, infatti, si sono sforzati di rendere Johanna più scaltra o intelligente, qualità che avrebbe giovato alla pellicola. Per questi motivi Mortdecai è la banalizzazione di un soggetto che sarebbe potuto essere interessante, perché si prefigurava come racconto del tema della compravendita dell'arte in chiave comico-grottesca, giocando su stereotipi ed eccentricità; il film si è rivelato, invece, un debole giallo, della cui risoluzione si perde interesse quasi subito.

In diversi momenti del film, Koepp sembra fare eco al cinema di Wes Anderson, di cui imita la costruzione dei personaggi e l'atmosfera nostalgica. E di certo il regista texano non è l'unico riferimento: Koepp ripropone infatti la struttura delle commedie alla Blake Edwards, prima fra tutte la saga della Pantera Rosa, dove commedia e mistero erano indissolubilmente legate. Il risultato, però, è ben lontano dalle divertenti pellicole di Edwards, finendo per esserne soltanto un pallido tentativo di imitazione.

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