R Recensione

10/10

At Berkeley regia di Frederick Wiseman

Documentario
recensione di Giulia Bramati

I tagli del governo ai finanziamenti pubblici colpiscono anche i fondi destinati all'Università di Berkeley in California. Il rettore, insieme ai suoi più stretti collaboratori, deve cercare di porre rimedio alla situazione, preservando la qualità dell'offerta formativa. Ma gli studenti non condividono le scelte ed avviano una protesta.

"Death of public education" recita uno striscione tra le mani di uno manifestante nel cortile dell'Università di Berkeley in California, la migliore struttura pubblica statunitense, che offre un'ottima educazione accessibile anche alle classi sociali meno abbienti. Questo nobile progetto, attivo ormai da oltre 150 anni, rischia di essere bloccato a causa di consistenti tagli ai finanziamenti ad opera del governo.

Frederick Wiseman documenta con estrema cura ed obiettività le conseguenze che questa drammatica iniziativa statale si accinge a rovesciare sull'università, sugli studenti, sugli insegnanti e sul personale, mostrando con sincerità quello che gli Stati Uniti rischiano di perdere.

Sin dall'inizio At Berkeley accende un dibattito sulla necessità di offrire la possibilità di studiare in una università pubblica, potendo usufruire di un corpo docente valido e brillante. In una società fortemente capitalista come quella statunitense, molte persone non comprendono l'importanza dei servizi pubblici e non condividono la necessità di pagare le tasse, scegliendo una prospettiva individualista. Wiseman mostra con semplicità i grandi traguardi raggiunti da Berkeley, senza mai intervenire in prima persona con commenti o simbolismi di montaggio. Il regista si limita a documentare alcune lezioni di emeriti docenti, come la biologa iraniana Mina Bissell e l'ex ministro del lavoro Robert Reich, dimostrando l'altissimo livello d'istruzione offerto dal piano educativo. E non si può non provare una certa invidia nei confronti di un sistema universitario estremamente moderno, volto alla formazione e alla ricerca, ricco di risorse, dove più del 50% degli studenti giunge alla laurea avendo già alle spalle un'esperienza di ricerca.

Wiseman sembra suggerire l'idea che uno Stato che non riconosce l'estrema importanza di una struttura simile e attui una diminuzione dei finanziamenti non sia moderno: il governo dovrebbe preservare un luogo che permette di coltivare giovani talenti indipendentemente dal ceto sociale da cui essi provengono.

Il documentario prende in esame principalmente due aspetti legati ai tagli di fondi: le scelte del rettore e degli insegnanti per poter proseguire l'attività universitaria contenendo le spese senza abbassare però il livello qualitativo dell'università e la reazione degli studenti alla notizia dell'incremento delle tasse universitarie, che colpiscono soprattutto i ceti meno abbienti.

Si intervallano così sessioni di discussione tra docenti, che si chiedono come poter porre rimedio alla situazione cercando di preservare il posto di lavoro di tutti, evitando dunque licenziamenti, e manifestazioni di studenti, che non accettano che la mancanza di fondi ricada su di loro attraverso nuove ingenti tasse.

Si avverte nel film una certa disillusione nei confronti della possibile efficienza di questi scioperi studenteschi: come fa notare il rettore in uno degli ultimi momenti dell'opera, queste proteste non sono paragonabili a quelle che si fecero negli anni '60 e a cui lui stesso partecipò; esse somigliano più a delle feste, dove nessuno si assume la responsabilità di lottare per il bene comune, nessuno mette a rischio sè stesso per sostenere la causa comune perché manca la motivazione. Non ci sono linee comuni tra i manifestanti, gli obiettivi elencati sono confusi e contraddittori. Il regista mostra dunque che l'unica speranza di preservazione dell'ambiente universitario di Berkeley è il corpo docenti, ancora ricco di valori ed ideali, pronto a combattere, a rinunciare a parte del proprio stipendio e ad ideare nuovi progetti di taglio dei costi per continuare ad offrire questo importante servizio ai cittadini statunitensi.

A due anni dalla presentazione del suo splendido documentario "Crazy Horse" (2011) - di cui riprende saltuariamente alcuni aspetti estetici, come l'esaltazione delle ombre nell'ultima scena del film - Wiseman torna alla Mostra del Cinema di Venezia per presentare questa nuova entusiasmante opera, che in 244 minuti riesce a coinvolgere ed appassionare, trasmettendo la voglia di difendere strenuamente il diritto allo studio.

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