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8/10

La Grande Estasi Dell Intagliatore Steiner regia di Werner Herzog

Documentario
recensione di Massimiliano Scordamaglia

Documentario su Walter Steiner, resoconto delle sue giornate, della sua arte e del suo sport, gare e sfide come metafora dell'esistere.

Il senso che un uomo da' alla propria vita per trovare senso ed equilibrio.

Ricordavo questo mediometraggio senza ricordarlo.

Una dozzina di anni fa, non posso essere piu’ preciso ma ho riferimenti di quel periodo, vidi la parte finale di questo film-documentario al quale amputarono i titoli di coda e dissi qualcosa del tipo: "Abbiamo una televisione orrenda e quando trasmettono materiale sublime non si degnano neppure di dare indicazioni".

Seppellito nei giorni trascorsi, poi la scena iniziale di Steiner che vola con gli sci, lento in un tempo tutto suo, ha risvegliato immediatamente il ricordo.

Herzog risolve col suo cinema l’annoso dilemma tra gesto e segno rendendo quest’ultimo trasparente allo spettatore e si aiuta con la tecnologia, con l’arte di cui e’ maestro, con le musiche purtroppo inedite e meravigliose dei Popol Vuh, anima sonora di tante pellicole del Maestro col quale svilupparono forse la piu’ sublime delle simbiosi tra regista e musicista.

Certo, e’ la storia di un uomo, e’ la cronaca di un evento sportivo, e’ immortalare un atleta in un grande momento della sua vita e della sua carriera ma questa e’ materia, un punto di partenza e un punto di arrivo ma non e’ il senso da intendere.

Meglio rende la storia del corvo o della forma del tronco ma ancor piu’ l’infinito tempo nel quale esiste solo la cinetica energia di un gesto che nel suo compiersi, nel pensarlo, nel bramarlo e’ gia’ segno esso stesso.

Il regista si infila tra le pieghe dell’esistenza di un uomo e come di un frutto ne ritrae la buccia, narra i colori e la forma ma cio’ che infine resta e’ indescrivibile sapore, l’eterno momento in cui nulla accade perche’ la realta’ e’ un sogno da realizzarsi.

"Io dovrei essere solo al mondo, io, Steiner e nessun’altra forma di vita.

Niente sole, niente cultura, io nudo sopra un’alta roccia, senza tempeste, senza neve, senza banche, senza soldi, senza tempo e senza respiro. Allora di sicuro non avrei piu’ paura"

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