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R Recensione

8/10

Still Life regia di Zhang Ke Jia

Drammatico
recensione di Massimiliano Scordamaglia

Due persone, due viaggi diversi alla ricerca dei rispettivi coniugi in una Cina con un piede nel passato e il resto del corpo proiettato nel futuro, una Cina che cambia con la sua gente che cambia con lei.

Ogni prospettiva in questo film rimbalza tra due piani, Cina inclusa.

Impossibile non vedere, non sapere, non conoscere lo scollamento sociale, culturale, economico tra le grandi citta’ e l’entroterra agricolo, confine di un impero imploso al suo interno e si dimentica troppo spesso che si ha a che fare con oltre un miliardo di anime lontanissime tra loro non solo in kilometri.

Gente con addosso l’istinto animale dall’artiglio pronto ad essere estratto, complementare al senso del branco che fa combattere qualunque battaglia altrui come fosse propria, uomini il cui futuro e’ sforzo di sopravvivenza e proprio per questo col presente addosso come argento vivo, persone che dormono in case diroccate e si lavano con catini in cima ad un terrazzo eppure col cellulare dalla suoneria ultimo hit del quale andare fieri.    

La citta’ e’ lontana ma il televisore gia’ la racconta creando miti e dipendenze. La propria terra sprofonda, le case allagate separano storie e persone e mentre il passato muore affogato, ponti luminosi su strade che conducono al futuro risplendono nella notte.

Alta ingegneria certo ma sempre nella visione del Mao Grande Timoniere che ancora campeggia in quadri su mura screpolate al fianco di Marx e Stalin, pareti che presto saranno abbattute cosi’ come la storia ha gia’ provveduto ad abbattere quelle immagini.

In mezzo a questo, due persone, due sempre due, un uomo a cercare la moglie scappata di casa 16 anni prima con una figlia appena nata e una donna dal marito scomparso da oltre due anni.

Partenze diverse ma vicina destinazione e come foglie trasportate dalla corrente si lasciano guidare senza ansie alla ricerca di qualcosa che hanno perduto ma ancor piu’ qualcosa che serve per andare ancora avanti.     

Il film e’ potentissimo con la forza di un grande fiume cheto che da un lento declivio raggiunge senza ostacoli il mare aperto.    

Jia fonde storie e immagini con rara sapienza ed entrambe sono bellissime, commoventi nella loro semplicita’ eppure riempiono i sensi tutti, colore nel grigio, musica nei suoni in sottofondo, parole nei silenzi, interi trattati nello svolgersi quotidiano di vite minuscole e preziosissime.

La forma e’ perfetta ma nell’ennesima dualita’, la superficie liscia ha il calore della fantasia nei giochi di bambino che il regista innesta sullo sfondo con l’innocenza di chi non teme il raccontare favole.

Imperdibile per chi ama le storie, per chi si fa sorprendere dal cinema, per chi vuole compiere un piccolo passo nella comprensione della Cina, una delle nazioni che erediteranno la Terra, perche’ non saremo noi.

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C Commenti

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tramblogy alle 22:49 del 9 dicembre 2012 ha scritto:

Bellissimo, umidissimo!