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5/10

Colpo Di Fulmine, Il Mago Della Truffa regia di Glenn Ficarra

Commedia
recensione di Alessandro Pascale

Steven Russell, da marito devoto, si trasforma in un perfetto truffatore, vivendo in modo stravagante e imbrogliando la gente. Ma la sua carriera da truffatore viene presto interrotta, quando viene catturato e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. In carcere si innamora follemente del suo compagno di cella, Phillip Morris, ma quando questi verrà scarcerato, Russell evaderà numerose volte pur di stare assieme al suo amato.

Non vorrei dilungarmi troppo sulla questione ma purtroppo per il giudizio che mi sono fatto del film mi trovo obbligato a parlare preliminarmente del chiacchiericcio (se non del puro caos) creato dal film di Ficarra e Requa. Alludo alle polemiche riferite al fatto che il film sarebbe arrivato in Italia in una versione vistosamente tagliata e “censorizzata”, oltre che con un titolo stravolto: si è riusciti a titolare “Colpo di Fulmine, Il mago della truffa” un’opera intitolata originariamente I Love You Phillip Morris.

Il fatto che ci siano solo due protagonisti maschili in locandina avrebbe reso immediatamente evidente il fatto che la relazione amorosa era di tipo omosessuale, il che ovviamente avrebbe reso il film poco appetibile al pubblico italiano. Solita storia insomma: il profitto viene prima di ogni altra considerazione, per cui bando ai moralismi e al politically correct, una cesoiata qui, una modifichina là, e magari riusciamo a fregare un po’ di pubblico cattolico benpensante che si recherà in sala pensando di vedere Jim Carrey percorrere le gesta del Di Caprio di Prova a prendermi

Tutto ciò è ovviamente molto squallido per ovvi motivi, e in questi casi è sempre bene ricordare la violenza di un’industria culturale in cui il bene artistico (musicale, cinematografico, pittorico o quant’altro) viene ridotto a mera merce in cui la ricerca estetica, autoriale e formale viene considerata in second’ordine (se va bene) rispetto alla pura dimensione economica. That’s capitalism folks! Anche perché qui non siamo nemmeno di fronte ad un atto censorio “politico” o morale, in quanto dopo Brokeback Mountain e Milk è difficile pensare che ci si possa scandalizzare per un filmetto del genere che in fin dei conti non mostra chissà quali scene di sesso reale…

Il punto è che Jim Carrey è un nome che vende molto, se si fa credere che ha realizzato un film di un certo tipo… E quel tipo non è certo un’opera in cui vedi Carrey slinguazzarsi più volte Obi-Wan Kenobi Ewan McGregor… Non di razzismo o sessofobia bisogna parlare quindi, a parere di chi scrive, ma di scelta strategica di marketing pubblicitario. Ma queste sono inezie. Molto più interessante diventa parlare del perché Colpo di fulmine non si regge in piedi mostrando tutta la sua mediocrità. Il motivo è la mancanza di una pur minima coesione dell’opera, che mostra sì momenti di notevole splendore scintillante (ossia tutte le parti in cui Carrey affonda col suo registro comico, secondo il suo classico stile istrionico), ma limitati a poche sezioni sfilacciate tra loro, sommerse dalla piattezza del registro sentimentale-melenso che occupa ampiamente la parte centrale del film.

La storia d’amore tra i due ometti carcerati è quanto di più noioso e degradante si possa vedere. Ma mica perché avviene tra due uomini… quanto piuttosto perché non fa altro che ricalcare il modello fatto con lo stampino della commedia sentimental-amorosa hollywoodiana classica per appiccicarla al filone gay-movie. Il politically correct non può (né deve) elevarsi al di sopra del gusto estetico e artistico, per questo è giusto segnalare quanto il cinema gay-friendly non sia esente da critiche ma possa essere artistico o miseramente commerciale. Colpo di fulmine rientra manco a dirlo nella seconda categoria.

Ennesima dimostrazione che la rivolta per i diritti civili è inutile se non supportata da quella per i diritti sociali e per una svolta antropologica umana, in cui a venire esaltati e messi sul piedistallo non siano più la volgarità e la superficialità, quanto piuttosto l’arte pura, la cultura, la dignità e la fatica intellettuale. Ah comunque Jim Carrey riesce ad essere un figo anche quando fa il gay. Tutto il contrario di Ewan McGregor che assomiglia ad una patata lessa assai stagionata. Peccato anche che il duo registico non sia riuscito a confermare le attese che si nutrivano verso gli sceneggiatori di quel piccolo cult-movie che è Babbo bastardo. Sarà per la prossima volta dai…

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