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5/10

The Water Diviner regia di Russell Crowe

Storico
recensione di Alessandro Pascale

Impero ottomano, 1919. La prima guerra mondiale è finita, ma per Joshua Connor le battaglie non sono finite. Dalla nativa Australia, mosso da una promessa, è arrivato a Gallipoli, dove una delle più sanguinose battaglie della prima guerra mondiale gli ha portato via i suoi tre figli. La promessa, fatta alla moglie poco prima che morisse, è quella di trovare i suoi figli, e riportarli a casa per dare loro una degna sepoltura. Joshua è un agricoltore, sa ascoltare la terra, sa trovare l’acqua nelle sue profondità – eppure, trovare i suoi figli in quel luogo devastato dalla guerra sembra un’impresa troppo grande. I suoi unici amici in terra straniera sono il piccolo Orhan e da sua madre Ayshe, che gli offrono alloggio nel piccolo albergo di famiglia – finché l’incontro con un ufficiale dell'Esercito turco gli restituisce la speranza: il più grande dei suoi figli potrebbe essere ancora vivo. Comincia così per Joshua un viaggio nel cuore dell’Anatolia – alla ricerca del figlio perduto e della risposta alla domanda: perché non è tornato a casa?

Il neozelandese Russell Crowe, una carriera spesa con successo da attore, si dà alla regia. E lo fa con un'opera drammatica a sfondo storico, mettendo tanta carne al fuoco. Vengono infatti sviluppati molteplici temi quali l'antimilitarismo, il dialogo interetnico e multiculturale, la famiglia, l'amore, la pietas umana, l'amicizia ed una leggera riflessione critica sui valori (o disvalori) del patriottismo e della religione.

Al centro di tutto sta soprattutto lo sfondo bellico della Prima Guerra Mondiale. Non è probabilmente un caso che Crowe, con una mossa furba e un po' opportunista, faccia il suo esordio con un tema di sicuri interesse e approvazione bipartisan, nel centenario dallo scoppio della tragedia della Grande Guerra. La storia sviluppata ne risulta assai poco coraggiosa e si articola facendo leva sulla commiserazione e l'identificazione spirituale con lo spettatore, che si cerca di coinvolgere nel dramma umano di un padre rimasto vedovo e orfano di tre figli che lui stesso aveva spinto a combattere dall'altra parte del mondo. Una prima nota critica occorre farla all'eccessiva pateticità del personaggio impersonato dallo stesso Crowe, tanto privo di mordente da sembrare costantemente un cane bastonato per tutto il film.

Ulteriore problema è una regia certo non sfavillante, che cerca di smorzare una trama per molti versi scontata e piatta facendo ampio ricorso ad una narrazione che gioca con la temporalità grazie allo strumento del flashback. L'effetto è però per lo più ridondante ed eccessivamente tragico, risultando sul lungo termine pesante, nonostante non manchino dei momenti di riuscita commozione. Ugualmente scontata la storia d'amore che nasce tra il misterioso australiano e la vedova Ayshe (l'affascinante ma anch'essa poco dinamica Olga Kurylenko), con ovvio lieto fine. Dal punto di vista formale l'unico motivo di vero interesse diventa quindi l'attenzione formale per i costumi e le scenografie, che sfruttano la bellezza notevole di Istanbul. Per quanto riguarda i contenuti la sola nota coraggiosa è la rappresentazione del conflitto tra turchi e greci, con una chiara presa di posizione a favore dei primi, essendo pitturati i secondi come una banda di violenti aggressori privi di ogni pietà.

In definitiva The Water Diviner può risultare un film utile soprattutto a scopo pedagogico-scolastico, al fine di introdurre una riflessione su una nutrita serie di tematiche, ma non sembra certo un capolavoro tale da dover sborsare il prezzo di un biglietto cinematografico. Per Russell Crowe un esordio quindi più che discutibile, forse per mancanza di coraggio, o forse per una scarsa predisposizione al nuovo ruolo. Prima di dare giudizi definitivi però sarà necessario aspettare la sua prossima opera.

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