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6/10

John Wick regia di David Leitch e Chad Stahelski

Azione
recensione di Alessandro Pascale

Un ex sicario torna al suo vecchio mestiere dopo aver scoperto che la banda di delinquenti che ha ucciso il suo cane (ultimo regalo della moglie prima di morire) e rubato la sua automobile sembra avere a che fare con il suo precedente boss.

John Wick è stato presentato come il ritorno in grande stile sulla scena che conta di Keanu Reeves. In effetti negli ultimi anni l'asso di Matrix era un po' scivolato dalle copertine che contano verso produzioni e parti marginali, di scarso appeal. Qui torna protagonista indiscusso con un nuovo look ed una prestazione a suo modo interessante per la freddezza quasi robotica con cui realizza la propria vendetta sanguinaria. Un tema, quello della vendetta, decisamente classico nell'action movie, che si cerca qui di ravvivare introducendo timidamente sprazzi di esistenzialismo redentore al fine di introdurre un minimo di riflessione su un'opera che per il resto offre ben poco oltre un pulp-noir in stile shoot & kill. La storia di John Wick è infatti quella di un demone che per un attimo ha tentato di mettere da parte i propri istinti malvagi tentando la scalata verso la redenzione, aggrappato prima all'amore di una donna e poi al surrogato dato dal cucciolo di cane che lei gli ha lasciato da allevare prima di morire per malattia. La debolezza e la fragilità della svolta sono però tali da crollare al primo robusto scossone che viene assestato alla vita di Wick da un gruppo di mafiosi russi che lo pestano duro, gli ammazzano il cane e gli rubano la macchina, aprendo il varco per il ritorno dell'uomo nero che con lucidità e disperazione glaciali rifiuta ogni possibile compensazione trovando ormai unico motivo di vita nella soddisfazione dei propri istinti più retrivi: la vendetta per l'appunto.

La trama, già molto scarna, piomba a questo punto su un binario unico in cui non c'è più alcuno spazio per la riflessione ma solo per un'azione fatta di intrighi, spie, stragi, sparatorie e combattimenti corpo a corpo in cui Reeves riesuma alcune mosse alla “Neo”. Non è un caso che la coppia di registi, Leitch e Stahelski, alla prima direzione, siano noti più che altro per la loro carriera di attori e stunt-men. L'opera nel complesso non riesce a raggiungere la profondità psicologica di pulp come quelli di Kitano, né la carica adrenalinica ma pur sempre artistica delle opere di Johnnie To. Tanto meno si riesce ad avvicinare i risultati di Tarantino, mancando totalmente una vena umoristica, ma basandosi unicamente su una dimensione piatta in cui contano solo la dimensione massiccia dei muscoli e della determinazione mentale. Ciò nonostante per spettacolarità visiva il prodotto risulta certo superiore a realizzazioni simili come ad esempio Taken, godendo appieno del formato cinematografico grazie alla cura data alle scenografie e alla fotografia che in certi passaggi (specie nell'invenzione notevole dell'albergo riservato ai criminali) sembra quasi alludere a certe atmosfere deviate del mondo Sin City. Buona complessivamente la scelta del cast (comprendente tra l'altro Willem Dafoe), ricco di volti noti che vanno a creare una gamma di personaggi intermedi ben costruiti, tra cui si può segnalare l'ottima prestazione dell'antagonista Michael Nyqvist (nella parte del capo-mafia russo Viggo Tarasov).

V Voti

Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 5 voti.
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alexmn 8/10
Upuaut 8/10

C Commenti

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alexmn (ha votato 8 questo film) alle 22:06 del 3 febbraio 2015 ha scritto:

è che secondo me il film non vuole essere nient'altro che un film action vecchio stile, tamarro e adrenalico. un film orgogliosamente di serie b che non pretende nemmeno per un secondo di essere nient'altro che questo, con una trama semplice senza alcun livello di significato ulteriore.